mercoledì 20 novembre 2013

Quintuplette a tutta manett.

Quella curiosa macchina ciclistica che vedete lassù in cima al blog non è che me la sia inventata io.
L'ha fatto Alfred Jarry.
Io mi sono limitato ad immaginarla e poi disegnarla per come lui la descrisse nel racconto " La corsa delle diecimila miglia", uscito su di una rivista parigina nel 1902.
È la cronaca della sfida di cinque atleti dopati col Perpetual Motion Food (che è alcolico e fa sì che questi pedalino ubriachi per tutta la corsa) contro una lucente locomotiva sul percorso Parigi- Irkutsk-Parigi sul filo dei trecento all'ora (ma, correndo affiancati per chilometri, si trovano in condizione di perfetta - dinamica- immobilità) calzando maschere ad ossigeno per riuscire a respirare ed insidiati da uno strano intruso, il Velocipedastro (che forse prima o poi disegnerò anche lui).
Scrisse molto di bici Jarry, fu tra i primi a fine ottocento a praticare regolarmente quello sport allora per eccentrici, ma fece anche molto altro, ad esempio inventare e mettere in scena Ubu ed urlare MERDRE! dal palco all'attonito e puritano pubblico.

Mi sarebbe piaciuto averlo per amico uno così, un perdente vittorioso che viveva per la sua arte, anarchico allucinato che si proclamava Patafisico, bruciato dall'assenzio e dalla creatività, impermeabile alle convenzioni.
Uno che secondo Ivano Fossati sarebbe stato "per niente facile, sempre poco allineato" ma certamente con la testa libera da qualsiasi "maledetto muro", uno di quelli che non vive per arrivare "a", ma solo per riempire di cose interessanti il vuoto senza significato che è l'esistenza.
Aveva anche le pezze al culo Jarry, quelle vere che ti fanno brontolare lo stomaco per la fame, e viveva in una strano accrocchio autocostruito sulle rive della Senna che aveva battezzato "Il tripode"perché il loculo in cui dormiva e scriveva era sollevato da terra da tre lunghe gambe e dove la bici stava appesa al soffitto per impedire che i topi le rosicchiassero le gomme
Ad uno così perdono anche il modo in cui di quella bici divenne proprietario: firmò una serie di cambiali e ritirò da tale Jules Trochon una pregiata Clèment Lux 96 da corsa nuova di trinca, la cui fattura riporta oltre al costo di 540 franchi anche il supplemento di altri 20 per il montaggio dei cerchi in legno optional... mica scemo Alfred.
Solo che poi di questi 560 franchi non ne pagò che 25, inseguito fino alla sua morte da torme di ufficiali giudiziari.  

 Visto che in quanto italiani siamo tutti patafisici, anche quelli che credono di avere l'emisfero sinistro predominante, se voleste sollazzarvi leggendo della quintupletta e di altri strambi fatti ciclistici potreste comprare questo, di Shake Edizioni, che ha un bel catalogo stimolante pieno di punk sonoro e fumettato, fantascienza, sperimentazione:

Io ho un'edizione tascabile edita da Bollati e Boringhieri molto più elegante nella confezione e che contiene tutti i racconti ciclistici di Jarry, ma io sò io e voi nun siete un cazzo (cit.)

A proposito, proprio mentre stavo pedalando mi è venuta un'idea.
Premetto che se siete soggetti duri a secernere idee non troverete di meglio dell'andare in bici per risolvere il problema... andare in bici facendo fatica intendo, non trotterellando col cestino della spesa: cuore sopra i 130 battiti e almeno quaranta chilometri sui 30 all'ora (minimo sindacale).
Vi si aprirà un territorio sconosciuto di benessere psicofisico che vi darà assuefazione.
Durante l'atto però mi odierete, ve lo dico subito.
L'idea è questa: portare la quintuplette su di un palcoscenico.
Jarry-Padre Ubu ne sarebbe fiero.
Mi pare che nessuno l'abbia mai fatto prima, basterebbero un paio di fondali, uno con la locomotiva, l'altro con la bici per alternare le situazioni, cinque attori che pedalano sul palco e l'occhio di bue che illumina di volta in volta quello che parla.
Forte, darei consulenza, se richiesta, a titolo gratuito (magari due biglietti gratis per lo spettacolo).
Interessa a qualcuno lì?

MERDRE!

p.s.
Un Nuvola Nove a chi fosse interessato






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