venerdì 15 novembre 2013

IL TESTAMENTO DEGLI ARCADI

Boia che titolo!
Non è mio, lo dico subito, è l'ultimo episodio della prima serie (allora le "serie" si chiamavano ancora così e non "stagioni") di Spazio 1999, l'unica per la quale si possa pensare di uccidere: la seconda è una frittella di cacca americanizzata.
E cosa succede di bello agli Alphani?
Incappano nel solito pianeta attirato nella loro stramba traiettoria, manco la Luna fosse ricoperta di carta moschicida, e vanno giù a dare un occhio.
Tra effetti speciali primordiali e pezzi di Albinoni (!) si scopre che trattasi del pianeta di origine della nostra specie, Arkadia, e che da lì, milioni di anni prima era partita una nave piena di nostri antenati diretta verso un pianeta che avrebbero chiamato Terra.
Contrapposto al Comandante Koenig, giganteggia il nostro Orso Maria Guerrini nei panni del tecnico Luke Ferro, deciso a fermarsi sul pianeta con la sua bella per ricominciare il ciclo della vita (i produttori avevano pensato ad uno spin-off porno che documentasse l'immane sforzo dei due ma non se ne fece nulla).
Molti ignorano quali furono poi gli effetti di un tale tour de force sessuale sull'Orso Maria: coi testicoli completamente secchi si diede all'alcool e divenne l'Uomo della Birra Moretti:



 Ma questo bieco pretesto fantascientifico serviva solo ad introdurre il pensiero che la memoria della gente è sempre molto corta e che tale caratteristica, mischiata con l'ignoranza, la superficialità e ad altre cose che terminano con "tà" crea i falsi miti, le false verità, leggende metropolitane spesso difese con l'arroganza, la violenza e la prevaricazione.
Prima di noi c'è sempre stato qualcun altro che la cosa l'ha già fatta o, almeno, tentata.
Magari fatta diversamente, conformemente agli strumenti che il suo tempo gli metteva a disposizione, ma sicuramente pensata.
La Ducati 1199 Panigale ad esempio, è uno straordinario esempio di tecnologia, tanto bello da sconfinare nel campo attiguo del disegno industriale.
Lasciamo stare che per ora non va una mazza, limitiamoci ad osservare:





Fantastico pezzo.
Anche all'occhio del più alieno dal mondo dei motori non può sfuggire la perfetta centralizzazione delle masse e dei volumi e l'idea che tutto sia messo esattamente lì dove serve, senza spreco alcuno di forze e materiale.
Il pezzo di ferro su riprodotto è stato presentato nel 2012, bicilindrico 1200 c.c., oltre 180cv dichiarati e tutte le balle che le Case scrivono sulle loro cartelle stampa.
Giustamente i ducatisti si battono il petto, perché hanno dalla loro questo oggetto che porta ad un limite nuovo la tecnica applicata alle due ruote, e non si sognerebbero mai di discutere con qualcuno che gli fa notare che questa meraviglia è sì una meraviglia, ma che c'è chi ha già fatto di meglio.
E sessantotto anni prima.




Questa è la Guzzi 500 8 cilindri.
Fantastico pezzo.
Anche all'occhio del più alieno... ecc.ecc.
Si possono dire le stesse cose della Panigale, però questa moto è stata disegnata (da Giulio Cesare Carcano) nel 1954 solo con una matita ed una gomma, seduto al tavolo da disegno, senza schermi piatti alle pareti, né computer, Nè I-qualcosa sottomano né cellulari con Uozzàp a romper i maroni ogni due per tre.
E di cilindri non ne ha due ma OTTO (in 500c.c. e non in 1200!!), con tutti gli annessi e connessi (otto di tutto...) ed in più suona come nessun'altra motocicletta ha mai suonato e suonerà.
Cercate sul tubo e verificherete.
E, come l'altra, non ha uno spillo fuori posto.
Contestualizzare amici, sempre contestualizzare prima di partire lancia in resta e magari informarsi.
Di buono c'è che entrambe sono opere dell'italico ingegno, dote che, nonostante la stronzeria suicida che ci caratterizza, quando si manifesta incenerisce qualsiasi altro popolo al mondo.

Ah, tanto per chiudere, ecco con un esempio più vicino alla sensibilità del pubblico meno smaliziato in tema motori ma che dimostra la validità del teorema su esposto: Questa





oggi fa cose che Questo
ha già fatto molto prima e molto meglio (sbattendosi peraltro molto meno).





Nessun commento:

Posta un commento