venerdì 22 aprile 2016

A volte nevica (in aprile)

Non so perché, ma quando mi ripenso giovane la prima immagine che viene è di me col vento tra i capelli.
Come se allora tirasse vento tutti i giorni.
Mah.
La seconda è l'estate del 1987.
Non tutta, solo un pezzo, piccolo, in giugno, solo i giorni che separavano il concerto di Prince da quello di Bowie.
Non so perché, ma quando penso all'estate l'estate è quei giorni là; né prima né dopo: quelli.
E da ieri l'estate è finita, visto che il Principe ha pensato bene di lasciarci anche lui come già il Duca.
Pare un filo riduttivo, perché di cose poi ne sono seguite in abbondanza, ma la sensazione di termine di qualcosa è nettissima, come se fosse scesa una serranda.

Poi c'è che vedendo Fargo (seconda stagione), la faccenda dell'ufo mi ha entusiasmato al punto da inserire un coccodrillo nell'ultimo tassello della mia trilogia milanese.




Quelle cose che c'entrano niente con il resto, ma nelle quali il resto è talmente forte, valido e ben congegnato da renderle valore aggiunto di una storia.
Vediamo se ci riesco o viene fuori una cagata.
Dove e perché lo scoprirà chi vorrà, prima dovrei finire di scriverlo e consegnarlo allo svogliato, microscopico editore perché esca per la fine dell'anno però, e con tutti questi lutti non ho troppa voglia di scrivere.
In realtà è che sto mettendo a punto storie per bambini ed è un casino, perché io scrivo dritto ed asciutto per gli adulti, mi viene così e lavoro affinché quel tipo di narrazione sia sempre più dritta ed asciutta, ma 'sti bambini del cazzo vogliono forme più morbide  e rassicuranti (almeno questo dicono quelle gran teste di minchia delle case editrici, e finché non avrò ragione di una di loro avranno buon gioco con le loro teorie del menga) e quindi passare in continuazione da un registro all'altro è impegnativo.
Però il tentativo di essere pubblicato dall'editoria per ragazzi è anche stimolante, è una sfida divertente, mi piace, nonostante la mole di porte in faccia ricevute finora, ed è una di quelle situazioni nelle quali se riesci, poi, di sassolini da estrarre dalla scarpa e tirare in testa a qualcuno ne avrai tanti.
Attendo quella povera soddisfazione con ansia, perché io sono gretto e meschino, poche balle, e godo di queste piccinerie.
E poi ho anche visto la sequenza di lotta più bella della storia, al pari solo di quella di Old Boy che sembra una striscia disegnata, ripresa com'è con un carrello laterale.
La scena è in Daredevil (prima stagione), serie che ho succhiato da Netflix con metodi truffaldini, stante la mia indigenza permanente, seconda o terza puntata e comincia da qui, con un piano sequenza magistrale:



Non scrivo "fidatevi", perché se c'è un momento in cui non mi fido è quando qualcuno lo scrive in coda ad una sua affermazione, però fatelo.
Matt pesta dei sedicenti russi con una grazia violenta e realistica commovente.


Guardo fuori, c'è il sole.
Anche in questo aprile non nevicherà.