venerdì 15 novembre 2013

COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 1504

Pane doppio oggi.
Due post invece di uno, perché domani vado in bici e col terreno scivoloso potrei non tornare.
Mi è venuta in mente una cosa curiosamente simpatica, che è questa qui: se vado in America, piuttosto che in Asia o dove volete voi e chiedo al primo soggetto minimamente addentro alla contemporaneità "qual'è la Capitale della Moda?", facile che in molti dicano Milano.
Diranno pure Parigi, NewYork e qualcuno Mumbai, perché l'umano è un animale cretino, ma in molti citeranno Mi.
Qualcuno pensa che questo sia vero oggi, 2013 e che nel passato fosse diverso.
No.
Nel 1300 o 1400 o 1500, a vostra scelta, la domanda avrebbe avuto la stessa risposta, con la differenza che anziché Parigi (che contava nulla nel campo) o New York (che manco esisteva) o Mumbai (che non si chiamava nemmeno così), Milano era sempre lei,  col suo Duomo e la sua nebbia (quella sì che, ahimè è sparita).
Sorpresi?
No, se pensate che i "vestiti" dell'epoca, quelli fatti realmente su misura, sartoriali quindi nell'accezione comunemente attribuita al termine, erano fatti di ferro ed i sarti anziché le forbici utilizzavano maglio e incudine.
I migliori sarti (che oggi si chiamano stilisti ed allora armieri) erano milanesi, oggi come allora.
Forse gay anche, chissà, sicuramente artisti quanto gli attuali, meritevoli, questi e quelli di collezioni museali permanenti, sempre per far vedere agli stranieri chi siamo quando lo vogliamo.
Quelli che oggi sono Prada, Dolce e Gabbana o Armani, secoli fa si chiamavano Negroli (ex Barini), Missaglia (ex Negroni), Della Cesa.
E lavoravano mica tanto distante da quello che oggi è il Quadrilatero della Moda, nelle viuzze intorno a via Torino, cioè dall'altro lato di Piazza Duomo per chi non conosce i luoghi.
Anzichè i campioni di tessuto, nelle botteghe arrivavano le "ferrazze" dalle miniere della Val di Scalve, semilavorati che questi mostri del metallo battevano a mano sulle misure dei fortunati che potevano permetterselo: un'armatura completa "da piede" costava come un armadio di completi di Armani, una "da cavallo" o "da giostra" di più.
Certo, la vestibilità era un pelo più sofferta, se ti scappava la cacca più che un bagno ti ci voleva un ferramenta, erano venti-venticinque chili di metallo da portarti addosso, gelido d'inverno e rovente d'estate, ma provate solo ad immaginare cosa poteva essere l'apparizione di un cavaliere corazzato agli occhi dei contadini dell'epoca.
Un essere splendente, direttamente in contatto col potere divino (e che ti troncava una mano con la spada se osavi allungare il ditino).


Di seguito un piccolo reportage dalle sfilate milanesi 2013 e 1504:
Pantaloni alla caviglia, gamba stretta da portare senza calze. accessori Prada.
Negroli Collezione Uomo 1500 e rotti, elmo alla borgognotta per Carlo V



Armani Uomo collezione 2013/14, linee sobrie, colori delicati



Missaglia Uomo collezione 1400 e rotti, linee sobrie, colori delicati



Dolce e gabbana collezione Uomo 2013

e se pensate che siano gli unici stilisti a prediligere l'accostamento di preziose stampe a sapienti ricami, guardate cosa proponeva Pompeo della Cesa nelle sfilate milanesi di cinque secoli fa:




Ps.
Un Nuvola Nove in regalo a chi mi sa dire la differenza tra armaiolo e armiere...

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