domenica 1 maggio 2016

Delitto sul Po

Antonio Rezza è un genio e Flavia Mastrella pure, questo lo scrivo subito così mi tolgo il peso.
Uno è il più grande performer vivente (dice lui), l'altra la schiva sodale che costruisce sul palco l'unico mondo possibile nel quale lui può esprimersi.
Semplice, come sanno essere semplici tutte quelle cose che una volta viste sembra inevitabile dovessero essere esattamente così, ma che prima che qualcuno ci pensasse non esistevano.
Io ho visto "Fratto X" al Gaetano Pini, che è un ex istituto psichiatrico di Milano, qualche anno fa e lì ho capito che quell'uomo (e quella donna) andrebbero protetti, clonandoli per usi futuri quando gli originali si guasteranno per umana consunzione.




Se proprio non vi va di sfidare gli acari delle poltroncine di un teatro, consigliovvi la visione dei corti per farvi un'idea, corti che per fortuna sono in massa rappresentati su Youtube ma che andrebbero conservati in supporti più stabili per vederli e rivederli.
Qui posto solo "il Telefonetto", per titillare curiosità, poi il viandante di turno decida per il meglio e per il futuro:  https://www.youtube.com/watch?v=romlySmAq5o

Ma non è esattamente di questo che mi premeva dire, piuttosto di una fatica cinematografica che probabilmente rappresenta anche il più grande fallimento al botteghino della storia: poco più di 200 euro versati da complessivi 48 spettatori (fonte: il dizionario del cinema, Frassinelli, 2004) nell'avventuroso passaggio in sala voluto da qualche eroe rivoluzionario consapevole del bagno di sangue cui andava incontro.




Girato nel 2002 e divenuto lungometraggio da 74 minuti, "Delitto sul Po" era nato inizialmente come sceneggiato, composto da puntate di 30 secondi.
La scansione però, anche tirata sul lungo, rimane quella originaria, con ogni miniblocco separato dall'altro da un nero di cinque secondi.
Non c'è sceneggiatura di partenza, anzi la storia prende forma direttamente al montaggio, tutti gli "attori" sono doppiati da Rezza stesso, l'obiettivo della macchina è nastrato sopra e sotto per simulare l'effetto cinemascope: è un delirio iconoclasta di fascino malsano, quel tipo di cose weird alle quali rimango regolarmente attaccato come una mosca alla cacca.
Non sto a parlare della trama, perché quella c'è ma conta poco o nulla, è una pura formalità di cui ci si dimentica in men che non si dica.
Sia chiaro, il film è quasi insostenibile, rende "2001" un'opera di scorrevole fruizione per dire, ma io conservo la sua vhs originale gelosamente, come una reliquia, guardandomi bene dal proporne una visione collettiva che superi i dieci minuti a chicchessia, almeno non prima di aver verificato la tenuta a certi spettacoli inusuali dei prescelti facendogli visionare in modalità Cura Ludovico: Freaks di Browning, Popeye di Altman con Robin Williams e Ratataplàn di Nichetti.
Delitto sul Po chiede dedizione e mente riposata, voglia di non prendersi troppo sul serio e desiderio di sperimentare modalità espressive alternative ad Amici o X Factor.
Con tutto il bene che si può dire di chi non perde una puntata né dell'uno né dell'altro, sia chiaro.
In uno dei miei sogni proibiti rivestivo il ruolo di potente direttore di rete con poteri illimitati, e dopo aver riformato il palinsesto spostavo Maria DeFilippi e Barbara D'Urso in seconda serata ad interpretare scene lesbo per anziani, promuovendo Rezza e Mastrella a direttori artistici di Canale 5 con libertà d'azione.
Una frase tratta dall'opera, una a caso ma pregna di significato per chiudere il post:

Molti mi chiedono a che età ho avuto il primo rapporto sessuale. Molti mi chiedono a che età ho avuto l'ultimo. Io mi ricordo solo che eravamo in quaranta.