lunedì 18 novembre 2013

L'insostenibile inutilità della satira.

La satira cos'è?
Questa è la definizione che ne dà la Cassazione e quindi l'assumiamo come dogma:« È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. »
Alla luce di ciò mi viene da dire che negli ultimi venticinque anni (prima non potevo votare e nemmeno m'importava, quindi non leggevo né m'informavo di politica) tutte le energie che nella satira sono state profuse sono andate perdute come... (dai, sì, dai che non resistete a dire "lacrime nella pioggia", dai) lacrime nella pioggia.
La riflessione si è compiuta in questo periodo di inaspettata colite che mi ha vigliaccamente aggredito, mentre stavo seduto là, sullo scranno dei sofferenti di colite, appunto.
In mano un bel volumone recuperato ad un mercatino che raccoglie le 396 prime pagine di un settimanale di satira politica che si chiamava Cuore.

In copertina un Cristo senza aureola col cuore cinto di spine, nembi e cirri sullo sfondo, dentro una serie notevole di titoli e vignette semplicemente geniali, ottimi e istruttivi per letture da cesso.
Man mano che procedevo nella lettura e, quindi, avanzavo nel tempo a colpi di prime pagine, mi rendevo conto che tutto il lavoro fatto da quell'agile redazione di comunisti veri, coi canini scoperti, quelli che si chiamano "compagno" e pensano che l'intelligenza stia tutta dalla loro non erano serviti ad un beato cazzo.
I potenti che rubavano intoccabili all'uscita del primo numero facevano esattamente lo stesso alla chiusura dell'ultimo, sette anni dopo.
Nonostante la satira espressa dal giornale fosse davvero corrosiva, caustica, spietata il risultato è stato quello di un unghia sul vetro, nessun segno, nessuna scalfittura al sistema.
E chissà quanti di quella redazione divennero miei antenati nelle corse sul cesso, guidati dai loro colon giustamente irritati dallo scorno.

Crolla qui definitivamente il valore dell'ultima frase della Cassazione; non c'è stato nessun risultato di carattere etico, nessun correttivo verso il bene.

Ma stringiamo un po' di più l'obiettivo sull'ultimo ventennio e rimaniamo sui comici di sinistra, ché i dirimpettai hanno sempre agito in maniera meno scoperta, tenendo nascoste quelle zanne che questi hanno sempre mostrato, forse perché più affamati forse chissà.
L'obiettivo a disposizione è stato il più facile da beccare della storia repubblicana: Berlusconi, uno che tra lui e il suo codazzo ha fornito e fornisce alla satira materiale ad abundere.
Nel periodo si sono affannati a pestare il sacco fior di personaggi: tutti quelli raccolti dalla Dandini ad esempio (i due Guzzanti, Lella Costa e via enumerando), poi, tralasciando pesi gallo e superwelter ecco i Paolo Rossi, i Luttazzi, Benigni, Grillo, Crozza...
Sono state prodotte decine di trasmissioni tv, di spettacoli teatrali, di film più o meno d'accusa, di canzoni, di articoli, di vignette, di video virali, di monologhi... per cosa?
Nulla.
Quello ride, scopa e si tuffa nei soldi alla faccia loro, che annaspano col sangue agli occhi dissimulato dal sorriso di chi si sente moralmente superiore.
E il pubblico, quello che dovrebbe essere il braccio armato della satira, che fa?
Una risata al momento: " eh, c'ha raggione c'ha... " e poi via, a rivotarlo, pensando ai fatti propri come al solito, che a cambiare le cose ci penserà pure qualcun altro, no? Io cioggià da pagare la palestra.

Una come Sabina Guzzanti ad esempio, il simbolo dell'inutilità della sua stessa professione, che s'incista da tre lustri e più a lottare col Moloch di Arcore senza nessun risultato, come ha resistito fin'ora all'ospedale psichiatrico?
Perché sulla tazza come me e gli altri c'è già da un pezzo, con quel curriculum
Ha cominciato imitandone la voce, ma non bastava, quindi s'è messa anche il doppiopetto scuro e il cerone in faccia diventando lui:

Ma non bastava.
E allora teatro, poi film verità, ancora tv, sempre più incapace di mascherare la bava alla bocca di una carriera che le sfugge tra le dita nell'inseguimento della preda da impallinare che però non centra mai, con qualunque arma gli spari contro.
La Kalokagathia suggerisce sommessamente che "il cattivo dentro trasforma in brutto anche il fuori", e si dice essere un concetto superato e non verificato ma io, se guardo la Guzzanti, la vedo ormai incapace di assumere posture, atteggiamenti od espressioni meno che aggressive, sempre contro qualcuno o qualcosa; ormai dopo vent'anni di inutile caccia all'uomo ha le visioni.
 E infatti non la considera più nessuno.    
Quindi la satira è giusta e democratica e misura la libertà di un popolo (non ridete!) ma possiamo affermare con certezza che... non serve ad un cazzo.


Nessun commento:

Posta un commento