sabato 11 gennaio 2014

William & Romolo

William Cody nacque in Iowa nel 1848 e morì in Colorado nel 1917.
Tra le due date c'è dentro di tutto, perchè William era un bel fenomeno: capello lungo e baffo a spillo se ne andava cavalcando su e giù per il vecchio West sparando a destra e a manca.
E mica sparava come tutti, no, sparava fanning: grilletto tenuto premuto con l'indice mentre l'altra mano sventaglia sul cane.
Bam bam bam bam! con la colt che sembrava un'automatica.
Era un capo, William, tanto che da lui poi avrebbero copiato tutti, da John Wayne a milioni di bambini con le pistole giocattolo tappinate.
Con le giacche blu combattè la Guerra di Secessione, poi, toltosi l'uniforme e ripreso in mano il fido  Winchester, si mise a tirare ai bisonti per darli da mangiare agli operai della costruenda ferrovia.
Onorò il contratto seccandone più o meno 4000 in un anno e mezzo, sfamando le maestranze e diventando il bersaglio mobile di ogni animalista del 19° secolo, che, potendo, l'avrebbe scalpato più veloce di un Sioux.
Poi, visto che l'idea di spettacolo che da poco Barnum aveva inventato pareva lucrosa, mise in piedi un suo circo, il Wild West Show e cominciò a girarci il mondo.
In quel momento giá più nessuno lo chiamava William Cody da un pezzo: per tutti era Buffalo Bill e aveva smesso i panni di semplice cowboy per assurgere ad incarnazione vivente dell'epopea del Vecchio West.

 
Stile, stile e ancora stile...



Il suo variopinto circo piantò le tende anche in Italia, introducendo i nostri antichi compatrioti, tra l'altro, al pop-corn e allo zucchero filato.
Non c'era poi molto altro da fare e da vedere all'epoca, quindi il Wild West Show con la sua finta Little Big Horn e le sparatorie fu un grande successo.
Eppoi Bill, che scemo non era, incassava dei bei soldi organizzando gare di cavalli e di doma che generalmente taroccava a suo vantaggio, tranne un paio di volte in cui i "caoboi de noantri", i butteri maremmani, gli fecero il culo quadro nonostante i suoi magheggi.
E questo è uno.
L'altro è Romolo Buni.
Senz'altro meno cool perchè non sparava ai bisonti nel west ma faceva il panettiere a Porta Lodovica.
E a Milano lo conoscevano tutti per come tarellava sulla bici.
Un anno prima che le strade dei due si incrociassero, Romolo aveva fatto nascere un detto che in città sarebbe stato utilizzato per un bel pezzo per ridimensionare gli sbruffoni: "molla, Buni".
Per riuscirci gli era toccato piegare gli specialisti francesi all'Arena, unico della pattuglia italiana a non cedere, continuando a mulinare a testa bassa sulla pista finchè, rimasto ormai solo e vincitore, qualcuno dagli spalti non aveva cominciato ad urlargli di fermarsi: "Mola Buni, mola!"
Prima uno, poi due, poi tutti gli spalti: "mola Buni! Mola!"
I francesi, a cui fumavano i coglioni per la batosta, lo soprannominarono le petit diable noir, il "piccolo diavolo nero", perchè era un tappo e in bici vestiva quel colore.

Il grande prestinaio-ciclista: Non mollare Buni, cazzo!!!
 
E così, un anno dopo, archiviati i francesi e l'Arena, ecco il gran giorno.
Buffalo arriva con il circo e, non pago del solito cinema, organizza una gara cavallo Vs. bicicletta con dei bei soldi in palio.
Tutti declinano, Romolo si presenta.
Maglia nera di qua, ingobbita sul manubrio, cappello da cowboy di là, alto in groppa al cavallo.
Intorno una folla, accorsa al vecchio Trotter a fare il tifo.
Tre ore di gara, vince chi fa più strada.
Buffalo però è un dritto, come abbiamo visto, e le regole le fa lui: il ciclista non può avere cambi, mentre lui ha diritto a dieci cavalli nei box; gli piace vincere facile allo yankee...
Per tre ore il fruscio dei tubolari insegue i tonfi potenti degli zoccoli sulla terra battuta, nel silenzio partecipe della milanesità riunita (almeno così me lo immagino io).
Sbuffano i cavalli, sbuffa Romolo, credo sbuffi anche Buffalo chissà.
Insomma sbuffano tutti, ma alla fine il Piccolo Diavolo Nero è sconfitto, percorre 99 chilometri e sette contro i 102 degli equini.
Ripetono la faccenda nei due giorni successivi ma il risultato non cambia (e te credo) e lo scorretto pistolero se la fila col bottino.




Il Buni che non mollava mai (nonostante gliel'avessero anche chiesto) tornò così ai suoi sfilatini e comunque, fare i 33 e mezzo di media per tre ore, su quella bici e su quel terreno fu un gran bell'andare... provate a chiederlo al vostro panettiere.
Il bovaro dal canto suo non ci riprovò, conscio del fatto che qualcuno avrebbe potuto chiedergli di cambiare un po' le regole e rimase nel mito, lì dove lo incontrò per caso anche De Gregori.
Che poi, infame, quando si trattò di scrivere una canzone su di un ciclista lo fece per Girardengo mica per Romolo Buni.


 P.s.
Ah, qualcuno sostiene che l'americano non fosse il vero Buffalo e che Buni facesse il ragioniere e non le michette, ma per me son solo complottisti, aridi, apoetici stronzi.

P.p.s
 Dategli un po' questa al Buni, poi vediamo al bovaro quanti calci in del cuu...


1 commento:

  1. il Buffalo Bill... ripreso fumettisticamente parlando da più autori, ma ricordo, in particolar modo, dagli sceneggiatori di Magico vento, da cui non ne usciva proprio come un eroe... ma proprio per quel che era... un abile clown, dedito agli affari

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