venerdì 17 gennaio 2014

#Invettiva.

C'era un vecchissimo cartone animato che guardavo il sabato sera sulla tv Svizzera, dove c'erano questi due tizi, uno intelligente e l'altro meno, col primo che chiedeva sempre i biglietti per il cinema così: un intero ed uno stupidò (alla franscese).
Chissà poi se è vero o se me lo sono sognato, dubbio questo che spesso è il destino dei ricordi invecchiati troppo e male, quando non sappiamo più come trattarli e dove metterli.
A salvare questo dall'oblio, la discesa in campo di un esercito di stupidò, un'orda che ora, grazie ad internet, è possibile finalmente vedere schierata in tutto il suo deprimente spiegamento.
Il campo di battaglia è talmente vasto da far tremare le gambe e temere per il futuro, anzi scusate no.
Per quello non c'è più nulla da fare.
 
Scoop! Uno stupidò ritratto mentre pratica l'altro da sé prima di connettersi via smartphone e twittare una frase ad effetto.
 
Perché c'era la saggezza ma la democrazia l'ha sodomizzata.
La prima suggerisce da sempre di tacere se si teme di non essere proprio una lippa di cervello, per mantenere aperta una possibilità almeno, perché aprire bocca significa scoprirsi e condannarsi con certezza.
Ma adesso, nell'era della democrazia d'espressione, questo saggio principio è sparito.
La rete, nella persona più pericolosa a rappresentarla, Mr.Social, ha tolto i fermi, spalancato i cancelli delle riserve: i cretini corrono liberi per il mondo virtuale.
Cretini di ogni stazza ed estrazione bruciano nell'urgenza di esserci, commentare, mostrare il proprio quotidiano, condividere, includere (paradossalmente ora che la società umana è all'apice dell'esclusione del singolo) ma, così facendo, si scoprono e fanno cadere ogni dubbio.

Tutti s'affrettano a dire la propria, tutti impongono il proprio pensiero sull'altro pronti all'insulto gratuito, la maggioranza senza sapere minimamente di cosa sta parlando, in uno sfoggio epico di imbecillità trasversale, il cui raggio si amplia all'aumentare dell'ignoranza: si discetta di politica, di economia, di zooologia (di calcio è una tradizione ante rete...), di cucina, sempre con la costante di non capirne un cazzo e la convinzione d'essere comunque nel giusto.
E allora?
La conoscenza non è richiesta, è la mia opinione, devi rispettarla.
Questa formula cretina è abusata quanto la parola razzismo, che viene applicata ad minchiam per ogni episodio che potrebbe essere tranquillamente derubricato come ALTRO (il Ministro Kyenge è più impegnata a difendersi da chi la difende che non da chi l'attacca).
Per quanto riguarda l'opinione, beh, chi ha detto che deve essere rispettata tout court?
Se uno dice o scrive una cazzata, cazzata resta, se poi insiste nella difesa ad oltranza definendola sacrosanta opinione è chiaro che alla qualifica di cretino può aggiungere la stelletta di cazzone (o cazzona, chiaro).
Prevedibile risposta: e tu chi ti credi d'essere per giudicare?
Il cazzone da social ha buon gioco in questo caso: la sua ignoranza lo pone ad un livello non sfidabile, perché, se ci provi, lì vince lui e quella stessa risposta ne è la prova.
Siamo a livello del classico "specchio riflesso" di elementare memoria: che vuoi fare dopo quello?
Se il cretino si chiude nell'angolo non c'è verso, pari e patta comunque.
Qualcuno qui direbbe che c'è grande amarezza, altri che è un segno dei tempi.
E avrebbero ragione entrambi.
Non frequento i social perché sono irritanti nella loro rituale cretinaggine, non per snobismo.
Con un click ti trasportano nella gabbia col leone e poi ti mollano lì senza nemmeno un frustino, solo, teso a chiedere o concedere amicizia a perfetti sconosciuti.
Richieste di amicizia?
Ma chi cazzo ti ha mai conosciuto?
Amicizia è una parola di peso specifico pari al piombo, e lì si mercifica come figurine Panini...
In questo inferno i blog, invece, sono un po' meno inferno.
All'interno l'inquilino sproloquia come sto facendo io ora, fornendo suggerimenti, recensioni, tutta roba non richiesta e a cui non frega a nessuno per far vedere che ne sa, magari, o che è ammantato di sintomatico mistero per dirla con Battiato, nella segreta speranza di farci qualche soldo non si sa bene come (anche io, e non so bene come, infatti).
Ma sono onesti, manifesti nel loro intento e se non li cerchi non li trovi; richiedono un minimo di lavoro cerebrale che Facebook non richiede, anzi scoraggia.
Ma poi chi sono io per giudicare, appunto.
Solo uno che poi va per strada e vede come quell'orda di imbecilli tracimi anche nella realtà, superando di slancio la tastiera dietro la quale son tutti fenomeni, per dissipare il dubbio di quanto impreparata, incompetente e arrogante sia la gente oggi.
Paura, perché si è capito che non tutta la responsabilità del nostro crollo è da ascrivere alla classe dirigente e perchè si rimane nell'ansiosa attesa del prossimo cretino che ci sbarrerà la strada: basterà per difendersi lo "specchio riflesso"?
E soprattutto, come potremo essere sicuri di non essere noi i cretini in presenza del cretino?
Non potremo, perché come tutti non ce ne rendiamo conto.
Ma tanto s'è visto di tutto in quest'epoca, addirittura siamo in regime di BiPapa

Joseph l'oscurantista, il poliziotto cattivo della coppia di sbirri di Dio Bergoglio-Ratzinger


 quando una volta di doppio c'erano solo il whisky nei polizieschi, i dischi e la mozzarella sulla pizza (ma solo a richiesta), cosa volete che sia l'ascesa del cretino in confronto?

p.s.

L'abito non fa il monaco e Benedicto Diabolico sono frutto di un mio raptus pittorico per il momento sopito.
Ma non è detto.
Perché l'ho scritto?
Ma per far vedere quanto sono bravo, sennò a che serve aprire un blog?

Un cretino.

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