mercoledì 29 gennaio 2014

Colsènter

Ma magari avessero letto Pennac.
Anzichè indottrinarli con quelle formulette cretine che non puoi permetterti di interrompere (infatti nell'attesa che terminino ti scaccoli) tipo "Buongiorno sono Marina Pettoruti del servizio clienti in cosa posso esserle utile?" una scorsa anche rapida ad una qualsiasi delle storie che hanno protagonista Malaussène salverebbe la situazione.
E con essa la Repubblica. 
Perchè il call center, privo del Capro Espiatorio professionista, è l'attuale brodo di coltura della decadenza nazionale.
Quello che nelle intenzioni è un servizio alla collettività in realtà si configura come un ribollente magma di approssimazione, specialità nella quale, se chiamati a competere, siamo da podio.
C'è una logica alla base: se ti chiamo è perché non so qualcosa che tu sai e alla fine, grazie a te, io sono una persona migliore perchè l'essermi levato un problema dai coglioni mi dispone con maggior serenità verso il prossimo.
Lineare e apparentemente semplice MA.
Il fatto che oggi quella posizione professionale sia inseguita da qualsiasi disperato/scappato di casa che necessita di due soldi per alimentarsi perchè non è richiesta competenza alcuna fa sì che la qualità scemi decisamente.
Quando io stavo alle medie, il naturale sbocco dei maschietti più duri di cervello era andare a fare il carrozziere, mentre le femminucce con pari requisiti si ritiravano in attesa di un carrozziere già fatto che le impalmasse.

In questi ex asini delle medie, tutta la gioia per aver scansato il call center.
 
Oggi i maschietti puntano al call center e le femminucce pure, perché la crisi ha messo in ginocchio pure l'automobile e il suo indotto e non resta altro.
Quindi eccoli lì, i nostri operatori e operatrici, dopo un breve corso introduttivo, spero, alle tematiche da affrontare con gli utenti, seduti alla propria "postazione" a pensare "mi pagano un cazzo, perché devo stare a sbattermi?".
Giusto, perché?

Infatti non si sbattono, scaricando tutta la responsabilità sull'altro capo del filo, dove io bestemmio e scalcio l'aria non potendoli raggiungere fisicamente.
Capita che alcuni, quelli più inutili, riattacchino appena voi esponete il problema perchè, immagino, non sappiano minimamente di che cazzo stiate parlando (però la busta paga la leggono fin nei più piccoli codicilli e potrebbero tenerci una lezione sopra).
Capita che alcuni altri ti rispondano una cosa, che tu riattacchi soddisfatto, e che poi verifichi che non hanno risolto nulla e che richiamando ti rispondano l'esatto contrario (stessa domanda, stessa società, stesso problema).
Voci, solo voci.
 Chi è che puoi picchiare se non i tuoi cari in quei momenti?
Sono lì, gli unici a tiro.
Il fenomeno degradante  e dilagante dei call center ha un peso spaventoso e ignorato sul Sistema Sanitario Nazionale: c'è la depressione loro, c'è la nostra, c'è la violenza esercitata su noi stessi per controllarci e sui nostri famigliari quando non ci riusciamo dopo che loro, esasperati quanto te, ti accusano di non saperti spiegare in quei brevi momenti in linea.
Non sono io, c'ho due lauree porcocazzo! Riuscirò a farmi capire se chiedo di chiudere un contratto telefonico o no?*
Fastweb è particolarmente versata in questo tipo di cose: la società con il servizio al pubblico più  merdoso che ci sia in giro (anche se ultimamente i geni delle Poste Italiane cercano disperatamente di colmare il gap con buone prospettive di farcela) e che ti chiede beffardamente, dopo che hai interloquito amabilmente con l'incompetente di turno, se sei soddisfatto del servizio stesso... ma io menerei anche te, vocina registrata!
Eppoi devi stare anche molto attento.
Eh sì, non puoi permetterti di sbroccare, perché sei legato ad un filo.
Quarti d'ora trascorsi ad ascoltare Vivaldi mezzo distorto (oh, sempre la Primavera... ma l'Autunno, o l'Inverno che li ha composti a fare 'sto sfigato?) e riesci ad ottenere udienza da uno che palesemente vorrebbe essere altrove.
E allora speri, speri che A) non riattacchi perché altro Vivaldi non lo reggeresti, che B) se donna non sia mestruata, altrimenti ci litigherai dopo un minuto e quarantacinque o C) che non abbia in mente solo l'equazione va che stipendio da fame che c'ho, ché io di lauree invece ne ho tre e sono qua in "postazione" anziché nel CdA di Finmeccanica.
Ma invariabilmente riattaccano, sono mestruate, sono scazzati.
E giù Vivaldi.
Questa montante orda di canaglie sta rivalutando per contrappasso l'antica casta degli impiegati postali, vecchia macchietta quasi sparita, sostitituita da queste nuove leve inafferrabili, protette dall'anonimato visivo, non rintracciabili nemmeno tentando di richiamare per vendicarsi verbalmente del torto subito e perciò più odiose ancora.
Chiaro non tutti siano così, ci mancherebbe.
Solo che la media matematica tra la merda e la normalità rimane sempre qualcosa di vagamente maleodorante, lo sappiano i virtuosi.
E la grande responsabilità alla fine è delle multinazionali, del marketing, del consumismo.
Un sistema tutto sbilanciato nel rendere agevole, amichevole, pastorizzante l'inglobamento e paurosamente carente (ma con dolo) la fuoriuscita.
Immaginatevi un organismo con una bocca immensa ed un culo strettissimo.
Ti trovi ad aver sottoscritto cose di cui non ti sei nemmeno reso conto e poi non riesci più ad uscirne, se non impazzendo e venendo dichiarato incapace di intendere e volere da un giudice.
Perché ti devi confrontare col Call Center per farlo.
E non hai una possibilità che sia una contro quell'Idra; ne tagli una testa e ne spunta un altra.
Sappiatelo o voi disoccupati, sfruttati, precari di ogni stazza e colore, sappiate che se doveste essere catturati da una di quelle entità diventereste come loro, così:

Nella foto di repertorio, un utente impegnato al telefono con un operatore di call center.

Volete davvero che le vostre tre lauree finiscano in quel modo?
Ma a fare il panettiere noi ci va più nessuno?




*
Non io eh.
Io non ne ho manco una.

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