sabato 21 dicembre 2013

Una banda di lavacervello.

Lui.
Nient'altro che lui.
Tutti i vostri problemi li crea lui, però li risolve anche, a volte, giusto in tempo per fare spazio a nuove beghe.
Se la vita è quel bordello lugubre che è non prendetevela con nessun'altro che non sia quest'ammasso viscido che vi portate dietro tutti i giorni.
Che vi fa sentire gonfi e tristi oppure affilati e felici.
Le pene del cuore e tutte quelle balle che i poeti si sono inventati stanno in realtà lì dentro: schizzetti, liquidini che si spostano da una parte all'altra e zac! innamorati, adirati, gratificati, intimiditi.

Siete golosi, accidiosi, lussuriosi, pigri?
Non è colpa vostra: è sua.
Che poi è l'unico organo cannibale, perché quando vi gustate delle ricciolute cervella fritte è lui che  decide di farvi mangiare un suo collega e non, per dire, del pane Carasau.
Il vero problema è che ancora di lui non sappiamo molto, se non che ne utilizziamo una parte infima rispetto al tutto.
Cosa potremmo fare sfruttando tutta la cavalleria non è mica chiaro: c'è chi dice telecinesi, chi levitazione, chi un'erezione formidabilmente protratta (questa l'ho inventata).
Ci si è provato in vari modi a capire come fare, tagliandolo e scrutandolo, collegandolo a qualsiasi cosa capitasse a tiro, innaffiandolo di sostanze psicotrope ma niente.
Solo viaggi di notevole spessore, alcuni, e down terribili, altri.
Poi arriva il primo pirla (in senso metaforico s'intende) ed  enuncia una teoria perlomeno singolare: e se anzichè un amplificatore spento il cervello fosse una valvola in funzione?
Una valvola ha il compito istituzionale di parzializzare un flusso, se non fosse chiaro.
Il cervello limita la percezione della "vera" realtà, quella che possiamo solo intravedere sotto acido ad esempio, quindi la faccenda è sottilmente ma decisamente differente: non dobbiamo cercare l'interruttore, ma rimuovere il blocco.
Come?
Boh.
Io personalmente ho da tempo deciso che, una volta perso ogni barlume di efficienza fisica, diciamo verso i settant'anni (se ci arriverò), quando tutte le cartucce saranno già state sparate, mi dedicherò all'esplorazione di ogni tipo di droga o sostanza potrò procurarmi (e con la pensione minima sarà roba scadente, già lo so).
Non voglio andarmene senza aver dato un'occhiatina dall'altra parte.
Per questo sono sempre stato affascinato dalle sperimentazioni di Timothy Leary, John Lilly e tutta la masnada di intellettuali statunitensi che negli anni'60 sperimentavano acidi e immersioni nelle vasche di deprivazione sensoriale alla ricerca di una risposta.
E da quella di Aldous Huxley, documentata qui dentro, in questo testo per me guida:





È appena il caso di aggiungere che la frase del titolo deriva da un aforisma di William Blake "Quando le porte della percezione si apriranno la realtà apparirà per come è: infinita", ripresa poi anche da Jim Morrison per trovare un nome degno al suo complessino.
(Blake meriterebbe da solo un post, perchè era un fantastico tuttologo: incisore, poeta, scrittore... avete presente quella che forse è la poesia britannica più conosciuta? tigre, tigre, splendente di luce,
ecc? Roba sua).

Huxley dunque.
Nel 1954 si siede su di una sedia, assume una dose di lsd sotto stretto controllo medico, poi comincia a parlare di quello che vede e sente.
"Sentire" come "feel", ché noi purtroppo un verbo così puntuale per descrivere quella cosa non l'abbiamo; forse "percepire" ma non suggerisce il lato tattile-sensoriale della faccenda, secondo me.
Tutto viene fedelmente trascritto e diventa un manuale di orientering per dimensioni alternative.
Quella che Huxley descrive non è che una versione ultra potenziata della realtà, quella che da millenni culture di ogni tipo cercano di penetrare attraverso la meditazione, l'ascesi, la preghiera e tutte le mille altre cose che sapete.
Siamo insomma molto limitati, come ad esempio con l'olfatto.
Il nostro ci sembra sufficiente ma in confronto a quello dei cani è più che rozzo, più che inefficiente: a noi annusare una cacca provoca disgusto, (a parte qualche cultore che deve ringraziare comunque sempre lui, mr.brain)  mentre loro vanno oltre il primo semplicistico livello, hanno neurotrasmettitori capaci di smontare quello che noi definiamo banalmente"odore" in un serie completa di dati che vengono analizzati e memorizzati. 
Stessa cosa con la visione delle cose e con la sua comprensione, che ne è la chiave: potrebbe essere stereoscopica, cubista quasi, e permetterci di vedere il tutto contemporaneamente da ogni direzione, invece siamo poveri cristi che si affannano dietro le stronzate quotidiane.
È tutto già qui, nessuna magia, solo che non sappiamo come fare.
Del resto anche mettere in mano un semplicissimo smartphone ad un uomo nel 1930 o 50 o 60 ci avrebbe fatto apparire magici, invece è bastata un'intuizione ed ora è normale per chiunque.
Quindi cosa voglio dire: drogatevi, attaccatevi elettrodi al cranio, masticate funghetti, sperimentate e prendetene nota, per la legge dei grandi numeri almeno uno arriverà prima o poi a capire come sbloccarci e poi a spiegarlo a tutti.
Se anche a voi avvince il tema, vi consiglio un vecchio film di Ken Russell interpretato da William Hurt nell'80, questo:




È basato proprio sulle ricerche di cui parlavo sopra e si fa ancora vedere con interesse.



p.s.
Un Nuvola Nove in regalo a chi leggerà il post sotto effetto.


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