giovedì 12 dicembre 2013

L'uomo che rutta storto

Non lo so, non rompetemi le balle.
Volevo scrivere di pittura metafisica ed invece un equivoco sonoro con la Dolce via skype ha creato il titolo del post.
Che poi tanto sbagliato o fantasioso potrebbe non essere, trattandosi di Giorgio de Chirico.
Avete presente Giorgio de Chirico?
Eccolo qua:
  
 
Uno con una faccia simile è fortemente indiziato di essere stato uno che ruttava storto in effetti e nessuno avrebbe avuto niente da ridire perché quando dipingeva tutti muti.
Non dipingeva canestre di frutta più vere del vero o tagli concettuali e la prospettiva poi se la infilava allegramente su per il culo: faceva di meglio.
Dipingeva una dimensione parallela, metafisica appunto, tanto che l'etichetta di surrealista che Andrè Breton voleva attaccargli mentre de Chirico esponeva in Francia fece incazzare Giorgione, che lo mandò pubblicamente a cagare per fatti loro di artisti, probabilmente ruttando storto. 
BRAFO Giorgio, diglielo ai francesi!
Vi segnalo, qui, la puntata di una trasmissione meritoria degli anni '70 incentrata su de Chirico, parte di un ciclo dedicato agli artisti nell'atto di fare arte pensata e condotta dal pedante Franco Simongini,  per chi volesse vederlo muoversi (poco) e pensare un dipinto.
"Come nasce l'opera d'arte" si intitolava il ciclo, e cadesse il pistolino in Rai a chi non ha ancora deciso di raccoglierla in cofanetto prima che i master si trifolino. 
Ma andiamo avanti: la metafisica appunto.
Oltre la fisica, se ci limitiamo all'etimologia, ma per fortuna qui dentro ce ne fottiamo dell'etimologia, perché l'arte è mettersi davanti a qualcosa e andare altrove senza muoversi.
Voilà, ecco tre esempi del famoso ciclo metafisico delle Piazze d'Italia:














Prima di dire che lo facevate anche voi, mettete l'indice in uno schiaccianoci e premete: il dolore dovrebbe schiarirvi le idee e farvi più saggi.
Certo io sono di parte perché questi rappresentano i miei dipinti d'elezione, in assoluto.
Perchè quel che c'è è quel che manca.
Mi spiego: i tratti somatici caratteristici della città italiana li cogliamo tutti, ma le prospettive
taglienti e soprattutto la luce di un'ora e una stagione imprecisata riempiono le tele di mistero, appunto, metafisico.
Questo per me; ma qui dentro comando io e quindi è così e basta.
Quello che riesce a fare il maestro è togliere l'aria; tutto è sospeso nel tempo e nello spazio ed io è lì che spero di finire dopo morto, in una piazza così, per vedere dove va la bambina col cerchio e per girare l'angolo e scoprire finalmente chi proietta quell'ombra e cosa c'è dietro.
Un paio di cose se vi avessi smosso una curiosità, magari nana magari no.
Se siete di passaggio a Milano (a Milano si è sempre solo di passaggio, a parte qualche prigioniero ben felice d'esserlo) andate nel giardino dietro la Triennale, magari approfittando per l'aperitivo, perché so che siete superficiali.
Avanzate sull'erbetta fino in fondo, stringendo l'agognato beverone e guardatevi quest'opera qui:


Ho scelto volutamente una foto di merda, così andate a vederla dal vivo.


Si chiama "I Bagni Misteriosi" ed è l'unica opera scultorea all'aperto (al mondo) del Giorgione.
Sorseggiate, meditate, sorseggiate: questo è ciò che ci attende di là


p.s.

Considerate inoltre che il tipo intellettual meditabondo ma un po' buttato via ha forte presa sull'altro sesso, o sullo stesso.
Se invece nessuno vi avvicina dopo dieci minuti di osservazione sentitevi liberi/e di ruttare storto come il Maestro.
Avrete comunque imparato qualcosa.




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