giovedì 12 dicembre 2013

Lavarsi la faccia

Sono le 00:59 e fuori c'è una bella nebbia come ormai raramente se ne vedono a Milano.
Le luci sembrano rossetto sbavato, le auto passano frusciando, figure infagottate e furtive si muovono sui marciapiedi.
Meraviglia.
Due son le cose che mi vengono in mente nelle notti nebbiose: il racconto che ne fa Calvino in Marcovaldo, con lui che sbaglia fermata per colpa della nebbia e scende dal 30 in un luogo misterioso che dovrebbe essere sempre la solita città e invece è un posto sulfureo e silenzioso dove fare strani incontri (ma quella era la nebbia vera di trenta e rotti anni fa, non questo surrogato), ubriacarsi in un'osteria sospesa nella caligine e finire poi sulla pista dell'aereoporto scambiandone le luci per un'autobus e il fatto, per me increscioso, che ora sia sparita e ci abbia tolto la memoria della magia (ma regalato edifici puliti, perchè all'epoca dei nebbioni da smog, stavano una zozzeria).
Comunque volevo scrivere di Gagarin, perché sto spendendo tempo a costruire un testo fantascientifico che forse mi frutterà reddito nel prossimo futuro e quindi mi andava, però sono incocciato nella solita catalessi da massaggio e depongo la tastiera: mi scuserete.
Cioè, spiego: per dormire vado su youtube a cercare video di massaggi senza musica, dove sia udibile il cic e ciàc dell'olio steso tra schiena e mani e in tempo zero il coma mi assale.
Chissà quale parte del mio cervello va fuori uso in questi frangenti. 
Domattina riprendo il discorso, vedremo se la nebbia sarà ancora là fuori.
Ne dubito.
'Notte.

Zzzzz


Buongiorno.
Sono le 9:04 e la nebbia resiste.

Gagarin allora.
Cosa volevo dire stanotte su di lui?
Ah, sì, che inizialmente volevo prendermi una maglietta vista in un negozio di biciclette estreme, colla faccia del cosmonauta dentro il casco, il nome scritto in cirillico e una bella falce e martello.
Solo che la vendevano esclusivamente in rosso e non volevo passare per il comunistone che mai sono stato e mai sarò, quindi ho abbozzato.
Gagarin è stato il primo uomo a farsi un'orbita attorno al pianeta nel '61, chiuso in una tinozza improbabile che solo a vederla si capisce il coraggio, la Soyuz.
Non poteva fare niente se non guardare fuori e sperare che giù non avessero esagerato con la vodka, perché era tutto telecomandato da terra.

Claustrofobia portami via.

Gli americani si presero una strizza tremenda quando appresero la notizia, perché pensavano (oh!) di essere i migliori e invece no,  ma soprattutto vedendo con che attrezzo era andato nello spazio Yuri.
Preventivamente aumentarono anche loro il consumo di vodka, hai visto mai.
Gagarin non tornò più nello spazio e si schiantò in circostanze mai chiarite nel '68 a bordo di un Mig.
Cosa ci rimane di lui, oltre alla maglietta?
Qui niente, a Washington "solo schifo e dolore" (cit.), in Russia parecchio perché è un eroe nazionale.
A Mosca per esempio c'è questo in Piazza Gagarin (e dove sennò?)
 
L'ho messo extra large perché si apprezzino i 40m. d'altezza.

 Grazie alla naturale ricchezza del sottosuolo russo hanno pensato di farlo in titanio, quindi pesa poco ed è coerente con lo scafo della navicella che lassù lo scarrozzò.
Pensate non sia abbastanza per il coraggioso pioniere che rischiò la vita per portare l'umanità tutta nell'era spaziale?
Infatti c'è dell'altro: gli lavano anche la faccia.


Tralalà un bel peeling.








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