venerdì 27 dicembre 2013

Dentro La Vasca.

Mi domando se sia esistito qualcuno che abbia secreto una ed una sola opera d'ingegno nella vita, scrittura, pittura, disegno, fate voi, riproponendola poi ciclicamente in accordo con i cambiamenti della propria personalità.
Per cercare di spiegarmi ho qui un esempio pronto, per chiarire quel che intendo con "cambiamento" in un artista: Magnus.
 
Io ho un lumino sempre acceso sotto questa foto.


Non mi interessa il prima e il dopo, fatti vostri e invidia se non lo conoscete e dovete ancora scoprirlo, ma quei 75 numeri di Alan Ford che ha disegnato prima di rompersi i maroni, quelli che vanno da "Il gruppo Tnt" a "Cala la tela per Superciuk", cioè da qui a qui:




























Preciso che i 75 vanno avuti, fieramente difesi da attacchi esterni di mogli, madri, figli, cani, gatti o tartarughe e consultati, compulsivamente, fino a sbriciolarne le paginette.
L'opera grafica di Raviola è così devastante da trascinarsi dietro pure lo zero Max Bunker/Luciano Secchi i cui testi sono sempre stati da latte cagliato alle ginocchia.
Ebbene, dopo un tot di tempo, con la collana ampiamente senza più nulla da dire e con disegni incapaci di sostenere i testi del menga (salvo Piffarerio che seguì a ruota Magnus alle matite), arrivò il nr. 200 che, a sorpresa, venne realizzato nuovamente da Magnus.
Boom e straboom! Pubblico in visibilio, grida di giubilo, lacrime.
Poi però si dovettero fare i conti con gli anni trascorsi, con l'evoluzione del gesto e con il fatto che se uno rimane immutabile a se stesso nonostante l'incessante levigare della vita su di lui, significa che è un idiota.
Magnus non lo era e il risultato fu questo:





Bello bellissimo, meglio di tutti quelli che l'avevano sostituito ma altro.
Era chiaro che fosse la stessa magica mano, ma altrettanto che quei 75 erano andati per sempre, consegnati alla memoria e alla gloria.
Esempio alto.
Ora quello basso: io e La vasca.
Frutto di una improbabile grigliata su di un fiume eccezionalmente asciutto intorno al 2001 o 2, non ricordo bene, producemmo in quattro un passatempo consistente nello scrivere un raccontino partendo da alcuni strampalati paletti attorno ai quali slalomeggiare.
Uno dei quali il titolo, per tutti "La Vasca".
A differenza degli altri il mio lo mandai in giro, e dopo un po' venne pubblicato da Greco&Greco Editori all'interno dell'antologia "Nuova Narrativa".
Gratis, ovviamente.
Successivamente, non riuscendo a sbarazzarmene, lo rimaneggiai e riadattai per pubblicarlo online sul sito Liberodiscrivere, dove venne ottimamente recensito.
Mi fece acquisire talmente respect e streetcred da indurre l'editore a pubblicarmene un altro nella raccolta "I contorsionisti" uscita in libreria nel... mah, 2004 o 2005.
("L'immane succhiotto", cronaca di una fellatio lunga 100km).
Gratis, again.
Un annetto fa nuovo rimaneggiamento e riadattamento per inviarlo al sito Storiebrevi.it, che seleziona ed eventualmente pubblica, PAGANDOLI (!!!), racconti per cellulari e tablet.
Pubblicato e pagato... i primi 21 euro e rotti al netto delle trattenute ottenuti dall'attività di scrittore.
Bestiale (poi me ne hanno preso anche un altro e quindi il monte è cresciuto a ben 42 euro).
Dieci o undici anni dopo mi arrivano denari per un racconto scritto, pubblicato, riscritto, ripubblicato, triscritto e tripubblicato, senza mai deragliare dall'ossatura base che è sempre ben riconoscibile, ma sempre più differente; mutageno.
Per questo torno all'inizio del post: c'è qualcuno che ci ha campato su di un'unica idea?
Non lo so.
(Se voi sì fatemi esempi, così' riesco finalmente a regalare a qualcuno un Nuvola Nove, che sennò tra un po' li brucio in piazza).
Non valgono i giapponesi, perché loro sono specializzati antropologicamente nel rimuovere la memoria, forse ancora riflesso condizionato al necessario linimento per la ferita nucleare, e rimettono allegramente mano ad anime e manga "pilastro" senza fare una piega.
Valgono pittori che hanno dipinto un solo ritratto, al quale ogni tanto modificano l'occhio, magari la giacchetta se c'è, fino ad arrivare ad un certo punto ad averne uno diverso senza mai averlo fatto davvero, o musicisti che sullo stesso giro di basso ci hanno costruito una carriera (mhh, mi sa che qui trovarne è più facile...). 
C'è questo bellissimo film di Henry Georges Cluzot  del '54, "Il mistero Picasso", che è un compendio ideale a questo post.
Big Pablo dipinge su di un'unica superficie più e più forme, ognuna con dignità di opera a sè stante, una sull'altra senza soluzione di continuità.
Vedetelo e piangete.


Lungo p.s.

Oh, rimane il fatto che c'ho del bisogno... quindi fate del bene e andate su Storiebrevi.it coi vostri smartphone del put, mentre state in metropolitana, in ufficio, sul cesso, scegliete la categoria UMORISMO e selezionate "Scuola di Batman" oppure la famigerata "La vasca".

Leggete e godetevene, è robba della casa.
Poi se sarete in tanti a farlo ne godrò pure io con qualche spicciolo di diritto autoriale, neh.

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