sabato 1 febbraio 2014

Ladri di biciclette



Sono qui per raddrizzare un torto fatto ad attori e maestranze con la mancata pubblicazione dell'ultimo tassello prodotto dalla Naso Film (i campioni dello zero budget, cazzo!).
Me ne ero dimenticato, preso nel gorgo dei debiti, della mancanza di prospettiva, della digestione difficile e me ne scuso.
Ladri di Biciclette è stato girato nel 2009 ed ha vinto anche lui il Premio del Pubblico al festival dei Corti di Le Trottoir, come l'anno precedente aveva fatto Niente Supplementari (che potete sempre guardare, visto che c'è il post).
So che non ci crederete, quindi beccatevi il link alla pagina.
E se pensate che questa prestigiosa doppietta mi abbia fruttato anche un solo centesimo vi assicuro del contrario: quelle cose accadono solo nei film.
Gli interpreti sono il solito Fabio Di Dario già visto negli altri due lavori e Alessandro Leonelli, già segretario di produzione negli altri progetti, elemento dotato di robusta base attoriale nonché indiscusso maestro di vita.
Il completo di pelle nera che indossa non è un abito di scena, lo indossa normalmente, sappiatelo se siete persone che vogliono osare ma non si decidono mai.
La storia, semplice, quella di un ladro che fa il suo mestiere nei confronti di un giovane ciclista che poi, beccandolo in flagranza di reato lo insegue diventando ladro a sua volta.
Segue pistolotto morale finale e scenetta simpatica in coda.
Diciassette minuti, fotogramma più, fotogramma meno.
Dopo averlo scritto scelsi le location in estenuanti giri notturni in bici, durante i quali scoprii quanti angoli interessanti e sostanzialmente sconosciuti ci siano a Milano.
Se qualche Produttore volesse assumermi in questa veste di trovaSet in esterni mi contatti: c'ho del bisogno e grossa crisi.
Poi appare del tutto ovvio che, essendo una produzione targata Naso, il budget dedicato al progetto fu pari a zero: tutta roba prestata, usata, predigerita come tradizione imponeva.
Infatti il suono sembra appiccicato col Bostik, il montaggio traballa qua e là, alcune scene che volli inserire sentendomi Tarkovsky (la lunga sequenza centrale in soggettiva accelerata con la musica classica a sostegno) mi convinsero, rivedendole, che non sarei mai stato Tarkovsky.
Infatti se rivedo Stalker piango, se rivedo Ladri no.
Ma alla fine si fa apprezzare e soprendentemente ne esce una Milano notturna magica e sconosciuta che il pubblico e la critica presenti al concorso dimostrarono di gradire molto.
La domanda più ricorrente fu: - Ma che città è?
Di soddisfazione la risposta: - Questa.
Avrei voluto apprezzassero di più il mio raffinato sottotesto surreale, ma la gente è scema e stronza e non può capire appieno la mia grandezza.
Ovviamente non c'è nessun riferimento al film di De Sica, come qualche saputo col dolcevita a collo alto mi fece notare, ma che colpa ne ho se è la storia di un furto di bicicletta e quello è il titolo che mi è venuto in mente?
Buona visione.






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