che più che un film è un viaggio circolare nel fallimento e nell'impossibilità di redimersene, sarà che ho subito un sogno in cui grondavo inadeguatezza, questa è una mattinata di grande amarezza.
Niente che non possa essere scacciato con grandi boccate di Estathè allungato, sia chiaro, ma il prologo al lunedì (che poi è un'aggravante non da poco) sa di schifo.
Innanzitutto una comunicazione di servizio alla Dolce che fuori dal cinema se lo chiedeva: sì, il film dei Coen, nonostante la musica folk, sedimentando ha lasciato roba di qualità notevole, crescendo come i germogli della patata americana nel bicchiere.
Cultori delle Grandi Amarezze come me, andate con fiducia a vederlo, magari con degli antidepressivi a portata di mano.
A proposito, si usa ancora mettere il tubero infilzato con due stecchini a germogliare?
C'è stato un momento, non so nemmeno quando, nel quale senza la patata fiorita sul frigorifero eri un paria, mah.
Comunque, sto già meglio, l'aria frizzantina del blog, tutta questa bella gente che legge, affetta da psicosi di ogni tipo, mi mette di buon umore alla fine, eppoi penso a Buckminster Fuller e tutto passa.
Già il fatto di poter avere sul biglietto da visita la definizione "inventore" ti pone su di un piano altro, hai già vinto, ma l'esserlo diventato a pieno titolo al culmine di un periodo di Grandissima Amarezza lo innalza tra gli eroi da fumetto: all'inizio degli anni '30, fallita la sua società di costruzione di prefabbricati, mentre è disoccupato gli muore di polmonite la figlia.
Durante la giustificata deriva alcolica che ne segue valuta l'opzione suicida, ma, invece di farsi fuori, decide di "sperimentare a beneficio dell'umanità".
Da non credere, fa sembrare le origini di Flash accettabili (rovesciamento di prodotti chimici addosso nell'esatto istante in cui un fulmine lo centra entrando dalla finestra...)
Ma chi era Richard Buckminster Fuller a questo punto vi chiederete.
Lui,
qui in versione francobollo, con la testa a forma di cupola geodetica, cioè il nucleo stesso del suo sperimentare e circondato da alcune delle sue invenzioni.
Sì, ma come si fa a mangiare facendo l'inventore se si parte dallo status di disoccupato in bancarotta?
Semplice, si eredita dalla madre defunta, fortuna questa (i soldi sicuro, la morte della madre non si sa) che gli permette di investire nelle sue idee, tipo la Dymaxion Car, un ravatto a tre ruote lungo sei metri con forma aerodinamica che avrebbe dovuto rappresentare il futuro della locomozione massiva e che invece rimase lì, allo stato prototipale, perché aveva i suoi bravi problemi (e faceva pure cagare, come potete osservare in basso a destra nel francobollo).
Ma lui non si abbatteva mica, quindi giù ad estendere il concetto di DYnamic MAXimum TensiON sulle unità abitative, presentando un modello prefabbricato a torre da consegnarsi dentro due cilindri, messo in tensione da cavi e con gli impianti alimentati dall'energia eolica (la Dymaxion House la vedete nel francobollo a sinistra di fianco all'occhiale di Richard).
Anche qui, nessuno sbocco o successo commerciale.
Gli va meglio con la cupola geodetica, che brevetta nel '54 e che nasce dall'idea di sviluppare nello spazio solidi quali il tetraedro e l'ottaedro, e che non si sa bene a cosa possa servire; lui la pensa come struttura polivalente, leggera e molto stabile sotto cui farci qualcosa (ma non è chiarissimo cosa), quindi diventa un simbolo apprezzato e utilizzato qua e là nell'attesa della scintilla che aspettiamo ancora.
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Questa è a Montreal (Expo 1967) |
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Questa a Milano (temporanea per una Triennale) |
Per quanto mi riguarda il mondo dovrebbe essere popolato da esseri umani come Fuller, inquieti pensatori fuori dagli schemi, apparentemente slegati dalla realtà ma che tracciano una strada che poi altri possono seguire per avanzare, individuare campi inesplorati e trascinarsi dietro tutti gli altri.
Il mio personale flirt con BF ebbe luogo secoli fa, mentre stavo ad Architettura a studiare per diventare una delle varie cose che NON sono diventato, progettando per un esame una scaffalatura ispirata ai suoi concetti che battezzai sprezzantemente "SFIDANTE".
Si trattava di una serie di mensole collegate da un filo d'acciaio che nelle intenzioni si sarebbero dovute sistemare e tensionare automaticamente tirando il cavo e chiudendo il sistema.
Sul foglio funzionava ed era bello, leggero e sfidante la gravità, appunto.
Chissà dov'è finito quel progetto, che, mi pare, fu ben accolto dal Professore.
Ovviamente, nel miglior Stile BF, non ebbe nessuno sbocco, nonostante i miei vent'anni mi facessero presagire per esso un brillante futuro commerciale nel quale tutti in casa ne avrebbero avuto uno.
Per chiudere con Buckminster Fuller, c'è la morte, disperatamente poetica anche lei, coerentemente con la sua vita: la moglie è in coma all'ospedale, lui la va a trovare, le stringe la mano e di colpo si alza, sostendendo che la stessa mano s'è mossa, ha stretto la sua.
Gli viene un colpo e muore quasi ai piedi del letto; la consorte lo segue qualche ora più tardi.
Grande.
Applausi.
p.s.
quarto pdf Nuvola Nove regalo.
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