martedì 9 agosto 2016

Giudicare.

"Chi sei tu per giudicare?".
Dai, adesso ditemi quante volte qualcuno vi ha rivolto la frase, ritenendola una di quelle definitive,  cassatorie di qualsiasi replica.
Beh, sappiate che le armi per difendervi ci sono e il latore della cosa un/una pirla che non ragiona.
Il giudizio è intrinseco al mio essere componente la razza umana, sta nell'elica del mio DNA.
L'uomo giudica, sempre, da sempre, senza possibilità di fare altro perché è questa la caratteristica che lo separa nettamente dal resto del mondo animale che viaggia per istinto puro.
Io ti giudico, eccome, sempre, in ogni momento, con pieno diritto naturale.
E tu, ipocrita, fai lo stesso, furbino...
Detto questo, adesso mi metto a citare pure Pasolini ed il suo "io so", l'inizio del pezzo sulla sua rubrica giornalistica (e che ritrovate qui se volete, negli "Scritti Corsari" che quegli interventi illuminanti, pedanti e corrosivi raccolgono) che per qualcuno ha segnato l'inizio del pestaggio fatale del Lido di Ostia nel 1975.






Io giudico e so il nome dei mandanti, ma per supremo orrore non li citerò, non gli farò questo favore, perché essi, dopo quarant'anni, con un estremo scossone mi hanno disarcionato dalla Marvel Comics e, quel che è peggio, mi hanno strappato da Peter Parker.
Per farlo si sono inventati una puttanata chiamata Battleworld, un caotico puzzle, un pianeta nato chissà sotto quali spinte (arcane dicono quando non sanno che cazzo inventarsi) ricomposto con i pezzi dei crossover più letti degli ultimi dieci, ven'tanni? delle varie testate.
AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH! Bestie.
Questa è la versione che ne forniscono di 'sto pastrocchio, sorridenti come una manica di stronzi felici immagino, coi loro bicchieroni di carta pieni di sciacquatura di caffè:



È che sono vecchio, questa la verità.
Ho iniziato a sei anni con una storia di Cap che correva con Falcon sotto la pioggia e che a malapena riuscivo a leggere perché stavo alla fase punto e virgola in prima elementare.
Leggiucchiavo la Dc , che allora pubblicava la Cenisio, perché ha sempre avuto quella vena fantastica più bambina, finché Stan Lee non ha cominciato a farle il culo con gente urbana con problemi urbani.
E per me tutto si risolve in questa copertina, del grande Romita Sr., quello del ciclo storico di Goblin, della morte di Gwen Stacy, arte signori, arte pop del secolo scorso.
Questa è stata la mia Marvel, il mio quarantennio Marvel:




 Qui comincia L'Uomo Ragno per me, no spiderman come usa ora, L'Uomo Ragno, uno che per tutta l'infanzia mi costringeva a raccogliere ragni ovunque, mettermeli in mano e sperare mi mordessero.
Ed ora Battleworld, un modo lecito, commercialmente ineccepibile per una multinazionale di svecchiare un parco lettori sfruttato e di aprirsi a nuovi spazi potenzialmente vergini e remunerativi, spinti dagli incassi della divisione cinematografica che pompa milioni ad ogni uscita.
Ci sta perfettamente, ma io il Peter di adesso, ridotto ad un clone sfigo di Tony Stark non lo accetterò mai e così, due mesi fa ho preso la fatale decisione: addio.
Mi rimane un locale stipato da migliaia di fumetti in buono stato che un giorno forse rivenderò o forse vorrò a ricoprire le mie spoglie mortali nella cassa che verà sotterrata, ve lo anticipo, nei terreni attigui alla Seconda di Lesmo di Monza.
E comunque, americanucoli, sappiatelo: - Io so, e vi giudico.

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