giovedì 21 gennaio 2016

Turpe vecchiezza



Così la chiamava D'Annunzio, e se lo diceva uno che secondo la vulgata s'era fatto togliere una costola per potersi spompinare... ah, la vulgata.
La vulgata è veramente uno schifo.
Col tempo si è distillata in "gossip", così come molte altre cose che, com'è come non è, adesso vanno pronunciate in inglese, che sì, sarà l'originale però... perchè?
Una volta leggevo i Vendicatori e l'Uomo Ragno, adesso al cinema o dico "Avengers" e "SpiderMan" oppure non mi staccano il biglietto.
Sui fumetti idem.
Vuoi vedere che devo cominciare a farmi chiamare Alexander?
Che poi Alessandro Belloni come potrebbe diventare?
Alex Prettiest?
Mi piace, peccato che il titolo del post è già "turpe vecchiezza" altrimenti ci avrei visto bene 'sto Alex Prettiest.
Chissà che provando a proporre qualche manoscritto con quel nome straniero non sortisca migliore effetto che col mio tristo originale.
Proverò.
Però il titolo è per altro: da poco sono reduce dalla visione di Guerre Stellari (pardon: Star Wars), un'ora o poco più.


"E allora?" direte, ormai l'hanno visto già tutti il film.
Esatto, è proprio questo il nodo: pellicola uscita il 16 di dicembre che io, per motivi meramente fisici ho potuto vedere solo stasera, ad un pelo dalla sua discesa dal cartellone.
Pallottoliere alla mano ho trascorso dal 10 di dicembre un totale di quattordici giorni in ospedale (Natale compreso) ed altrettanti a casa semi allettato.
Un po' questo, un po' quello, per non annoiarmi, un campionario completo sul disfacimento fisico in atto che spero non sia ancora irreversibile.
Da qui il titolo, ma la magia, nonostante 'sta turpitudine, c'è stata ancora.
Filtrata, ridimensionata, compressa ma c'è stata.
Una lacrima interiore però l'ho versata, perché questa riproposizione in scala maggiore dello stesso concetto (tra il primo Guerre e questo non c'è poi questa gran differenza di plot) ha evidenziato l'enorme sproporzione di queste due ore nel buio della sala su di me ora e su di me (all)ora.
Me lo ricordo perfettamente quel pomeriggio al Cinema Manzoni di Milano nel 1977: il cartellone con Skywalker e la spada sollevata sopra la testa, il salone gremito, le scale e la massa di spettatori che le salivano diretti in sala, poi il buio.
Due ore che non ho mai più dimenticato, un viaggio fantastico in uno Spazio finalmente reale nella sconfinata grandezza dello schermo cinematografico, uno shock per quel settenne che ero, che avrei poi rinforzato con i giocattoli dei personaggi e dei mezzi del film.
Quando in cameretta facevo volare il mio Millennium Falcon di plastica tornavo là dentro, in quel buio magico e straordinario.
Questa sera no, ho goduto compostamente di quel che vedevo e sono uscito soddisfatto.
Ecco quello che perdiamo nel viaggio, anche quando ci sforziamo di mantenere vivo il bambino che c'era, da qualche parte, dentro.
La magia.
D'Annunzio ci aveva preso in  pieno, ecco perchè aveva pensato di ovviare autociucciandoselo.
Ammesso che la vulgata... ecc.ecc.

Nessun commento:

Posta un commento