sabato 16 gennaio 2016

Sperimentare

Apprendo che Volo ha venduto 28.000 copie del suo libro in una settimana.
Sono sinceramente invidioso, s'intende, ma anche affascinato dai comportamenti ingiustificati di quella multiforme ameba che è la gente.
Che sono anche io, anche se non l'ho comprato, che ho invece trascorso gli ultimi giorni in uno stato di malinconica castrazione psicologica a causa del decesso del Duca Blanco e di un pernicioso raffreddore.
Blackstar sta vendendo tantissimo, ma Bowie è dovuto morire per arrivare a tanto.
Volo sta benissimo e vende lo stesso.
La vedo solo io la frizzante ironia?
Lunga vita a Volo comunque, ora che Ziggy è definitivamente ripartito per Marte, sperando che tragga ispirazione dal mito e provi magari a variare un pelo, solo un pelo, la struttura dei suoi romanzi, invero un po' ripetitivi.
Ma poi perché dovrebbe: vende comunque e quindi ha ragione lui.
Mi domando poi come si possa realmente sperimentare in letteratura, stretti come si è nelle regole della parola scritta: il flusso di coscienza l'ha già utilizzato Joyce, il cut upping Burroughs, la composizione sotto acido Hunter Thompson e quella sotto alcool un sacco d'altri.
Che cosa rimane da fare?
Eppoi conviene davvero?
Leggo le prose sconnesse della Santacroce, obbligate dal personaggio che s'è costruita, e mi chiedo perché lo faccia e chi riesca a leggerla, che già a star dietro a due paginette di Pinketts, per dire, è impresa titanica nonostante lui si prenda apparentemente meno sul serio.
Probabile sia così, oggi, che lo spazio di manovra sia terminato, tutti costretti a scrivere la rigida storia fantagiallarosanera stando ben allineati ché già trovare un editore così è un'impresa, figurati se mi metto a dar di matto
Non si può scrivere un equivalente di Low e me ne dispiaccio.
Poi vedo Messi che alza il quinto pallone d'oro e mi chiedo se davvero vale quattro volte di più del Maradona che mi ricordo di aver visto da ragazzino.
Mi sa di no, anche se la memoria fa sempre scherzi strani, santifica, perdona, innalza.
Dove voglio andare a parare non lo so, infatti ho forti dubbi circa quello che devo scrivere nelle etichette, anche se poi serve ad un cazzo perché qua ci passano in quattro gatti e pure spelacchiati.
Che a ben guardare è un bel vantaggio perché sono libero di fare quello che mi pare, monellescamente anche bestemmiare duro e senza motivo alcuno (posto che c'è sempre un motivo per farlo).
Lo faccio?
Tiro il porcone?





Ma no, dai.
La prossima volta magari.
Se ci sarà, perchè questa faccenda del blog mi ha già bel che rotto le scatole.
Però dicono che serve... boh.
Un giornalista del Corriere in una recensione di "Annegando Milano" ha scritto del sottoscritto "cuore da blogger"...
Andiamo bene.
Anzi sai che ti dico, per questo post non metto nemmeno un'etichetta, niente che possa teoricamente farlo emergere su google e parenti suoi.
Vediamo cosa succede, se viene letto dai soliti cinque, oppure diventano quindici o magari zero.
Visto che posso sperimentare anche io?



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