giovedì 20 marzo 2014

Ho avuto vent'anni ventitrè anni fa (quasi 24).

In  questi ultimi giorni ho una certa nausea da blog.
Non so da cosa possa dipendere, non da una mancanza di spunti, almeno non ancora, ma proprio una nausea da claustrofobia, un rigetto della forma chiusa offertami da Blogger, sempre con i tasti in quella posizione, sempre con la mia lampada accesa dietro, sempre col monitor che mi acceca.
Ma è che sto invecchiando e pure male, questa la verità.
Ho avuto vent'anni ventitrè anni fa, quasi ventiquattro, troppo per scansare certe paturnie.
Spesso mi scopro ripercorrere in un'orrido deja vu le orme genitoriali e quel che è peggio, quando me ne accorgo m'atterrisco.
Intendo: avete presente quella cosa, quella frase o comportamento, che vostro padre o vostra madre facevano/dicevano e che a voi mandava ai matti?
Tranquilli, prima o poi la farete anche voi e il problema salterà fuori nel momento in cui ve ne accorgerete (state calmi, è colpa delle eliche del vostro Dna, non potete farci nulla).
Se avete prole potete godere del palliativo pensiero di trovarvi all'interno della Ruota della Vita od altre cazzate retoriche simili, se no arrangiatevi come m'arrangio io a trovare un'appiglio qualsiasi.
La depressione però è sempre lì che aspetta, come un'esibizionista che attende paziente dietro l'angolo e quando voi passate zac!, vi mostra l'arnese.

 
La sensazione è stata già perfettamente codificata dal serial Il Prigioniero, un cult britannico di fine anni sessanta che rivisto adesso fa cadere il latte alle ginocchia in quanto a ritmo, ma fa gridare di gioia tutti gli amanti del vecchiume (aka vintage) e della Swingin' London.
In quel mondo, chi tentava di fuggire (sufficiente mettere un piede fuori dal perimetro stabilito) attivava una palla che sorgeva dalle acque e inseguiva il fuggiasco fino ad ingobarlo e ricondurlo all'ovile.
Ecco, io mi sento così in questi giorni:

Un attimo prima d'essere inglobato...
 
E questo nonostante mangi qualche banana per la storia del potassio e debba rivedere la bozza finale del mio primo romanzo Annegando Milano e rimandarla all'Editore per la stampa.
Fortunatamente esiste la Dolce che mi salva dalla distruzione a colpi di Zushi.
Non so quale sia la spia che si accende a voi in questi momenti, a me capita quando comincio a trovare riduttiva la forma canzone basata su chitarra-basso e batteria.
Lo so, vado a farmi rinchiudere.
Però è così, sento la musica senza l'amalgama che la fa magica.
Ho letto la lista dei migliori 100 album italiani dagli anni '70 ad oggi e per curiosità sono andato a cercarmio 17 Re dei Litfiba, questo qua
 

 (86° in classifica e giudicato dai fan il loro apice creativo).
L'ho trovato 'na merda che suona noiosa, con voci acerbe e arrangiamenti tutti uguali.
Ma è probabile che sia io il collo di bottiglia nella fruizione, perchè sempre la predepressione fa scattare qualche interruttore nel cervello che richiede un livello più complesso e stratificato per trarne "piacere" (piacere in depressione è una parola destituita del significato convenzionale), suoni tipo J.M.Jarre, Dream Theatre alla peggio Prodigy o Kraftwerk.
Forse devo solo digerire.
ciao.

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