domenica 9 marzo 2014

C'avevo un Guzzi.

Questo sarà un post noioso per tanti, tipicamente quelli che rigettano gli egoriferiti, le personalizzazioni, i motori ed i tecnicismi ad essi legati.
Però, da vero motociclista me ne frego, smanacciandomi il sedere dei jeans lisi, perchè io c'avevo un Guzzi.
È in queste giornate protoprimaverili che sento maggiormente la mancanza di una moto.
Come una specie di sindrome da arto mancante, non ce l'ho ma mi sembra che sia giù in strada pronta a partire.
E quindi mi gratto.
Perchè io c'avevo un Guzzi e ad esso ero molto legato, perchè era tutto pulsante ferro italiano che mi ero cucito sulle mie misure umorali, andando giù di lima e pezzi di ricambio.
Uno, l'ultimo, una marmittella spettacolo, tutta saldata a settori che m'ero fatta fare da un artista che si chiama Davide Caforio e che perdetti in tangenziale, perchè, si sa, l'arte è bella ma fa soffrire.
Ero partito da qui


da un Le Mans 1000 come questo, dell'86, pescato a Cuneo e messo molto molto peggio di quello della foto, tutto ricoperto di un verde mela buono per rimettere il pranzo (pure i cerchi!).

Passai lunghi momenti a rimirarlo, solo nel boxino freddo, palpando voluttuosamente le sue testone alettate e sognando le scorribande che ci attendevano.
Infatti, dopo poco, arrivai qui:

La marmittella di cui sopra, poco prima di perderla per strada

Cambiai i cerchi, la sella, segai un pezzo di telaio, eppoi già che c'ero sostituii gli ammortizzatori e spostai la batteria.
Monoposto, rigorosamente, perchè la moto così va goduta, non ci sono santi (anche in due è bello, ma per altri motivi meno viscerali).
Già così mi divertivo parecchio.
Ero il Re della Strada, Monarca del semaforo milanese, dove facevo cagare addosso maxi scooteristi sprovveduti e Japponesi supponenti, schizzando via al verde grazie alla coppia straripante che mi sparava avanti in un epico bordello di scarico.
Però gli amici, birichini, spendevano a palate sulle loro moto contemporanee, cercando di ristabilire le distanze dal tonante cancello di Mandello del Lario.
E li capisco, perchè se l'uomo è stupido, il motociclista, che dell'uomo comune e dei suoi difetti è un distillato come il centerbe, è molto stupido.
E quindi se loro progredivano, io alesavo per non perderli di vista.

Il motore Le Mans, che nei frivoli eighties usciva 940 c.c. per 73 cavalli alla ruota dalle catene di montaggio, passò immantinente a 1080 grazie a certi pistonazzi che andai a raccattare in un posto dimenticato dal signore e che trasportai tenendoli in grembo, come figli persi e ritrovati.
Poi gli scarichi liberi, da galera, i carburatori senza filtri che mi aspiravano i pantaloni, la doppia candela, l'accensione elettronica moderna... che goduria, e che strizze quando il Guzzone doveva rallentare coi suoi freni pensati nell'86.
Però gli amici motociclisti il mio mezzo non se lo toglievano dalle palle, perchè io stavo sempre là, attaccato alla ruota, col sorriso a 32 denti visibile dal casco jet.
Dalle parti dell'Appennino, spalmato sul lungo serbatoio e senza uno straccio di protezione aerodinamica, toccai i 224 km/h con empia soddisfazione, prima che mi si aprisse lo zainetto e centrassi con un deodorante il mio socio rilevatore e la sua Yamaha R1, che seguivano.
E ancora avevo qualche freccia al mio arco, tipo una forcella Marzocchi M1 pronta da montare, pezzo usato in corsa nell'epoca sua, per cercare di fare anche le curve alla stessa velocità dei rettilinei.
Eppoi , eppoi...
Eppoi la vita ed il suo carico di roba puzzolente che ogni tanto, per contratto, deve esserti consegnato fin sulla porta, se non proprio rovesciato in testa e addio Guzzi.
In quel momento stavo convincendomi ad arrivare qui




Che poi era la forma che il Le Mans 1000 aveva quando scendeva in pista ( e, in America, vinceva pure).
Non ero troppo distante dall'obiettivo, ed era ovvio che continuando su quella china mi sarei ucciso.
Ma tant'è.
Quell'amato trattore non c'è più, col suo motore maschio e sgarbato, l'acceleratore duro, la coppia strappamani e quel tanfo di benzina che mi seguiva come un cane fedele.
Venduto per cause di forza maggiore, guardandolo allontanarsi da me con una spada nel cuore.
Se avete problemi di autostima, una moglie o una fidanzata oppressive, fatevi un Guzzone come questo e magicamente tutto sparirà.
 
 
Ve l'assicuro.


2 commenti:

  1. Il tuo Guzzone è un ricordo indelebile nella mia mente. Io alleggerivo, tu alesavi. A pensarci bene, la mia spasmodica ricerca della leggerezza deve averti contagiato, dato che sei riuscito a liberarti di una manciata abbondante di chili in un colpo solo, in autostrada....

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  2. Finalmente son riuscito a vedere l'oggetto perduto... Il ritrovo per il giro francese è sempre quello, cambiano i componenti, ma al sentire del rombo afono, butto sempre l'occhio, chissà che non arrivi, in ritardo, ma arrivi

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