giovedì 15 maggio 2014

Vent'anni dopo.

State tranquilli, non si parla né di Moschettieri né del secondo tassello della loro trilogia, anche se lo  scoprire da piccolo che, oltre alla solita storia conosciuta dell'uno per tutti e tutti per uno, ce n'erano altri due episodi mi toccò parecchio.
No, qui si parla di altri "vent'anni dopo".
Capita a volte di dover mettere le mani in cose che si erano dimenticate, vuoi per fare pulizia, vuoi per fare spazio: sprofondato nella muffa della cantina mi sono imbattuto in un vecchio faldone di foto riguardanti la mia vita precedente e vasto è stato lo stupore nel constatare che mi trovo esattamente a vent'anni di distanza dalla mia ultima affermazione sportiva.
Vent'anni sono tanti, nella mia testa è sempre stata l'unità temporale classica per definire il "tanto tempo fa", il "molto lontano da me".
Quindi mi sono detto che la cosa andava festeggiata in qualche modo, tipo fermarla nella memoria di questo blog pieno di niente, e così ho estratto un po' di immagini dal decennio nel quale ho corso in macchina.
E questo è il detonatore.
Poi c'è l'esplosivo: ho compiuto i vent'anni nel paddock di Monza e i trenta in quello di Imola ed in mezzo ci ho messo un po' di cose, irregolari nello svolgimento e negli esiti ma tutte degne di essere vissute e che, grossomodo, rifarei.
Tutte tranne l'ultimissima che mi è capitata fra capo e collo un giorno fa e che mi costringe ora a rispolverare quella ferocia mentale che era necessaria per fare in pieno la seconda di Lesmo e utilizzarla adesso per un altro tipo di lotta con me stesso.
Sono criptico, perdonate, ma a me, ora, serve così.

F.3 Monza 1990, Variante della Roggia su Reynard 883 - Alfa Romeo.
In quell'anno di debutto solo un pugno di gare e un sesto posto a Bari (Binetto) con giro più veloce: stavo pure a Militare e per correre mi fumavo le licenze come toscani.

Spendere la parte più luminosa della giovinezza correndo in pista trovo comunque sia stata un'idea piuttosto brillante, decisamente meglio che accatastare giorni inutili rollando canne con gli amici al parco.
Sarà che il fumo mi ha sempre dato fastidio.

Il caldo boia di Pergusa, 1991. Reynard 903- Alfa Romeo e notare l'ala dietro a zero carico per la massima velocità. Bellissima pista old style tutta sconnessa, ambiente surreale, grandi bruschette al pomodoro fresco nella piazza sopra l'autodromo la sera. Risultati zero.

È stata anche un'esperienza piuttosto cinematografica se vogliamo, perchè attorno ai 24 anni sbattei nelle classiche Sliding Doors, schiantandomici, e senza nemmeno incontrare Gwynet Paltrow ahimè.
Chissà cosa sarebbe successo se... quante volte ci si fa questa domanda?
Io molte volte, anzi sono anni che mi sogno scenari possibili, tutti invariabilmente perniciosi.
Io li chiamo "sogni competitivi"e so che mi accompagneranno alla bara, serenamente, pacatamente.
In questi episodi onirici sto sempre lì lì per vincere qualcosa ma gli inconvenienti più comici mi impediscono di quagliare, tipo che mi fermano perchè non ho i guanti, oppure la macchina diventa microscopica o perdo una scarpa oppure oppure... potrei riempire un quaderno.
La realtà fu diversa e tremendamente più concreta.
Comunque questa è la foto nr.1, quella datata esattamente vent'anni fa, 5 giugno 1994, (avevo pure i capelli scuri, pensa te) che mi ha fatto scattare il crimine:


Certo potevano sprecarsi di più con la dimensione delle bottiglie...

Qui, nel 1994, correvo nel CIVT, acronimo di Campionato Italiano Velocità Turismo e, dopo questa vittoria di Misano che seguiva quella a Monza di un mese e mezzo prima, mi trovavo in testa a ben quattro classifiche: quella generale del CIVT, quella di Classe, la Under 25 e quella della Coppa Peugeot, marca per la quale guidavo.
Nessuno prima (e nessuno poi) era mai riuscito in una simile tetralogia.
Non ci riuscii nemmeno io :-)
Però mancò pochissimo e per questo il dolore per lo spiaccicamento contro la Sliding Door di prima è ancora avvertibile: mi avvicinai tanto da poter vedere le sagome di quel che c'era di là, ma non abbastanza per distinguerle chiaramente.
Ho ottenuto un dito in culo come vitalizio.
Dovetti saltare una trasferta a Bari per mancanza di soldi (ma và?), e alla stretta finale venni coinvolto in un incidente al via a Varano de Melegari che divenne per mia somma sfiga anche parte della sigla di un programma motoristico dell'epoca, così potei per un po' di anni rivedermi il fallimento in playback.
Insomma, finii vice campione tricolore nell'Under 25, terzo in Coppa Peugeot e in Classe N7 e quinto o sesto nella generale.
Gloria zero e soldi premio pochi, inoltre a quello che vinse al posto mio, Autosprint dedicò un poster bello grande.
Avrei voluto esserci io appeso nella cameretta di qualcuno, invece niente...
A tutto ciò aggiunsi poi un altro platonico titolo di vice campione italiano nel '96, poi stop, la vita bussa alla porta e il gioco s'interrompe.
L'assegno in quel caso fu più sostanzioso e consegnatomi durante una premiazione al Casinò di Venezia: c'era una sola cravatta in sala e ce la scambiavamo a turno quando eravamo chiamati sul palco...
I piloti sono gente pessima.
Di quegli anni mi ricordo soprattutto i debiti e le volate a ritirare i premi d'arrivo da girare rapido al Team che altrimenti non caricava le macchine sul camion e la linea tratteggiata sull'autostrada, che correva dritta sotto le mie ruote mentre mi spostavo da un circuito all'altro.
Tutto sommato sto meglio ora che non ho manco un'automobile: guidare una monoposto in luglio a Pergusa con 35 gradi, indossando una tuta ignifuga è un'esperienza non particolarmente piacevole, a meno che non si venga pagati per farlo.
Io non lo ero.

Qui sono a Imola in una delle mie ultime apparizioni. Civt, credo classe N5 con la Peugeot 106 16v nell'aprile 2000. L'età avanzava ed il piede si alleggeriva, mannaggia, anche se qua vedo una sola ruota attaccata a terra.
Non mi ricordo cosa combinai di preciso, ma se non lo ricordo tanto bene non andai...


Ah, qua vado a vincere la Top Cup Peugeot al Motorshow di Bologna, una gara ad inviti per i più bravini dell'anno con le loro macchinette. Probabile fosse il 1995. Mi invitarono tre volte e feci un primo, un secondo e un terzo.
Per fare la pole nell'Area 48 staccai diverse volte gli specchietti contro i muri. Andavo volentieri perchè Peugeot pagava tutto, bell'albergo, banchetti pantagruelici in cui mi strafogavo e in più tornavo con la mia bella targhetta: che c'era di meglio? Ora a in fiera a Bologna ci vado col trolley per l'Editoria dei ragazzi... eh, eh. Il Motorshow manco c'è più.
Però guarda quanta gente!
Questa è bella. L'anno il '91, l'auto una scacionissima 205 Rallye 1.3 prestata e la corsa è la 6 Ore di Vallelunga.
In coppia con Michele Colacino arrivammo terzi in quell'anno e vincemmo la classe quello dopo. La macchina era un vero cesso legato insieme col filo di ferro, ma noi eravamo giuovinotti caparbi e baldanzosi e non c'importava.
Le Coppe a casa le portammo comunque.
Anche qua mi invitarono; Superturismo 1996 a Monza su Peugeot 405 Mi-16.
Una truffa orchestrata dal furbo Team Manager Trione per inculare qualcuno e nella quale rimasi mio malgrado coinvolto. Per risparmiare montarono componenti a fine chilometraggio tenendo i vertici all'oscuro e addossando la colpa su di me. La frizione si bruciò prima del via della prima manche dopo che tra libere ed ufficiali mi avevano fatto fare a malapena dieci giri. Fortuna mia e sfortuna loro, ero in ottimi rapporti con l'Ufficio Sportivo della Casa francese e non ci misi molto a smascherarli. La mia occasione di diventare pilota ufficiale però sfumò per la seconda (ed ultima) volta.


Chiusa parentesi.
Il faldone con le foto muffe torna in qualche anfratto.
A fra vent'anni.

p.s.

Questo post è dedicato a Sandro, a Mauro, a Bruno e a tutti i ragazzi di allora che hanno spento il motore prima del tempo.

Nessun commento:

Posta un commento