No, qui si parla di altri "vent'anni dopo".
Capita a volte di dover mettere le mani in cose che si erano dimenticate, vuoi per fare pulizia, vuoi per fare spazio: sprofondato nella muffa della cantina mi sono imbattuto in un vecchio faldone di foto riguardanti la mia vita precedente e vasto è stato lo stupore nel constatare che mi trovo esattamente a vent'anni di distanza dalla mia ultima affermazione sportiva.
Vent'anni sono tanti, nella mia testa è sempre stata l'unità temporale classica per definire il "tanto tempo fa", il "molto lontano da me".
Quindi mi sono detto che la cosa andava festeggiata in qualche modo, tipo fermarla nella memoria di questo blog pieno di niente, e così ho estratto un po' di immagini dal decennio nel quale ho corso in macchina.
E questo è il detonatore.
Poi c'è l'esplosivo: ho compiuto i vent'anni nel paddock di Monza e i trenta in quello di Imola ed in mezzo ci ho messo un po' di cose, irregolari nello svolgimento e negli esiti ma tutte degne di essere vissute e che, grossomodo, rifarei.
Tutte tranne l'ultimissima che mi è capitata fra capo e collo un giorno fa e che mi costringe ora a rispolverare quella ferocia mentale che era necessaria per fare in pieno la seconda di Lesmo e utilizzarla adesso per un altro tipo di lotta con me stesso.
Sono criptico, perdonate, ma a me, ora, serve così.
Spendere la parte più luminosa della giovinezza correndo in pista trovo comunque sia stata un'idea piuttosto brillante, decisamente meglio che accatastare giorni inutili rollando canne con gli amici al parco.
Sarà che il fumo mi ha sempre dato fastidio.
È stata anche un'esperienza piuttosto cinematografica se vogliamo, perchè attorno ai 24 anni sbattei nelle classiche Sliding Doors, schiantandomici, e senza nemmeno incontrare Gwynet Paltrow ahimè.
Chissà cosa sarebbe successo se... quante volte ci si fa questa domanda?
Io molte volte, anzi sono anni che mi sogno scenari possibili, tutti invariabilmente perniciosi.
Io li chiamo "sogni competitivi"e so che mi accompagneranno alla bara, serenamente, pacatamente.
In questi episodi onirici sto sempre lì lì per vincere qualcosa ma gli inconvenienti più comici mi impediscono di quagliare, tipo che mi fermano perchè non ho i guanti, oppure la macchina diventa microscopica o perdo una scarpa oppure oppure... potrei riempire un quaderno.
La realtà fu diversa e tremendamente più concreta.
Comunque questa è la foto nr.1, quella datata esattamente vent'anni fa, 5 giugno 1994, (avevo pure i capelli scuri, pensa te) che mi ha fatto scattare il crimine:
Certo potevano sprecarsi di più con la dimensione delle bottiglie... |
Qui, nel 1994, correvo nel CIVT, acronimo di Campionato Italiano Velocità Turismo e, dopo questa vittoria di Misano che seguiva quella a Monza di un mese e mezzo prima, mi trovavo in testa a ben quattro classifiche: quella generale del CIVT, quella di Classe, la Under 25 e quella della Coppa Peugeot, marca per la quale guidavo.
Nessuno prima (e nessuno poi) era mai riuscito in una simile tetralogia.
Non ci riuscii nemmeno io :-)
Però mancò pochissimo e per questo il dolore per lo spiaccicamento contro la Sliding Door di prima è ancora avvertibile: mi avvicinai tanto da poter vedere le sagome di quel che c'era di là, ma non abbastanza per distinguerle chiaramente.
Ho ottenuto un dito in culo come vitalizio.
Dovetti saltare una trasferta a Bari per mancanza di soldi (ma và?), e alla stretta finale venni coinvolto in un incidente al via a Varano de Melegari che divenne per mia somma sfiga anche parte della sigla di un programma motoristico dell'epoca, così potei per un po' di anni rivedermi il fallimento in playback.
Insomma, finii vice campione tricolore nell'Under 25, terzo in Coppa Peugeot e in Classe N7 e quinto o sesto nella generale.
Gloria zero e soldi premio pochi, inoltre a quello che vinse al posto mio, Autosprint dedicò un poster bello grande.
Avrei voluto esserci io appeso nella cameretta di qualcuno, invece niente...
A tutto ciò aggiunsi poi un altro platonico titolo di vice campione italiano nel '96, poi stop, la vita bussa alla porta e il gioco s'interrompe.
L'assegno in quel caso fu più sostanzioso e consegnatomi durante una premiazione al Casinò di Venezia: c'era una sola cravatta in sala e ce la scambiavamo a turno quando eravamo chiamati sul palco...
I piloti sono gente pessima.
Di quegli anni mi ricordo soprattutto i debiti e le volate a ritirare i premi d'arrivo da girare rapido al Team che altrimenti non caricava le macchine sul camion e la linea tratteggiata sull'autostrada, che correva dritta sotto le mie ruote mentre mi spostavo da un circuito all'altro.
Tutto sommato sto meglio ora che non ho manco un'automobile: guidare una monoposto in luglio a Pergusa con 35 gradi, indossando una tuta ignifuga è un'esperienza non particolarmente piacevole, a meno che non si venga pagati per farlo.
Io non lo ero.
Chiusa parentesi.
Il faldone con le foto muffe torna in qualche anfratto.
A fra vent'anni.
p.s.
Questo post è dedicato a Sandro, a Mauro, a Bruno e a tutti i ragazzi di allora che hanno spento il motore prima del tempo.
p.s.
Questo post è dedicato a Sandro, a Mauro, a Bruno e a tutti i ragazzi di allora che hanno spento il motore prima del tempo.
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