giovedì 13 aprile 2017

il Triangolo Quadrato

Il triangolo quadrato è sostanzialmente due cose: la prima una forma geometrica che Euclide rifiuterebbe ma il patafisico Jarry no, perchè il primo è un notorio rompiballe il secondo un guru involontario e perciò ancor più patafisico, la seconda il mio terzo romanzo che, finalmente, conclude la saga milanese e toglie di mezzo i tre protagonisti, almeno dalla mia vita.
Quando i personaggi ti girano in testa da troppo tempo ti senti un po' come alla vigilia delle grandi cene familiari, vorresti contrarre l'ebola per poter tirare il pacco all'ultimo momento, ma non puoi.
Lo scrittore invece può ed è una liberazione scaricarsi di quelle personalità che si è fatte crescere amorevolmente coll'aiuto dei plasmon per pagine e pagine.
Questa è la faccia del tomo




E sì, c'è un coccodrillo, e c'è anche un motivo perché sia lì.
Ma non spoilero.
Dopo aver esplorato i sotterranei, gli ospedali e varie altre zozzerie i tre famigerati Scandurra, Begotti e Benetti (che non è Benetti ma non ho mai capito come si chiami) si infognano nelle beghe condominiali di un palazzo di ringhiera della Vecchia Milano.
Lì un triangolo semplice, diciamo scaleno, diventa un triangolo quadrato: lui, lei, l'altro e l'assassino di qualcuno di questi.
Voilà.
Capito perché Euclide non riuscirebbe ad escogitare un teorema valido?
E un monito finale: state attenti quando partecipate alle riunioni di condominio a cuor leggero: là dentro si annida tutto il male del mondo e la bestia scorrazza libera, urlando e scorreggiando.
Mi si permetta una ulteriore notazione, nella scorsa settimana sono usciti anche quattro libri per ragazzi, editi da Gribaudo, che si intitolano "la città in tasca".
Si aprono formando un ambiente, anzi quattro, con plancetta e personaggi semoventi fustellati: una sciccheria per i fortunati piccini.
Testi miei e illustrazione della Dolce, Cristina Raiconi.



Ora, vorrei dire anche due cose sulla foto.
Cercavo di creare un personaggio e mi sono avvolto in saio da lettura e sdraiato sul divano, solo che l'agghiacciante immagine riporta un mezzo malato terminale agli ultimi sussulti.
Non è così, tranquilli, ho solo sbagliato caratterizzazione.
La prossima andrà meglio.

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