giovedì 3 aprile 2014

Fumetti di marmo

Se incontro per strada Mario Girotti, quello si volta se lo chiamo così oppure Terence Hill?
Insomma è più vero il nome di battesimo o il nome d'arte?
Uno ce lo troviamo attaccato addosso, scoprendolo quando realizziamo che quel suono ripetuto a macchinetta è quello che ci definirà tutta la vita, l'altro invece lo scegliamo noi.
Quindi è più vero un nome d'arte, fuck alla prepotenza genitoriale e doppio fuck alle convenzioni sceme della società.
Tutto ciò per premettere cosa?
Ma niente, solo che sono caduto vittima di una fascinazione pesante per Adolfo Wildt, scultore milanese muerto da un bel po', facciamo settantacinque anni, che aveva un nome particolare che si era trovato e si era pure tenuto.
Contento lui contenti tutti verrebbe da dire, ma lui contento non fu, giacchè trattasi di un soggetto che fu spesso bersaglio di depressione, caratteristica questa che me lo rende empatico, affine, brotha.
L'ho scoperto una domenica, mentre m'infilavo gratuitamente nella galleria d'Arte Moderna di Milano tanto per tirare sera.
Non pare vero che ci sia un posto dove poter entrare tutte le volte che si vuole a riempirsi gli occhi senza sborsare un ghello.
Invece c'è, e lì ho scoperto Wildt appunto, grazie a questa testa esposta (al primo piano, se interessa):


L'uomo antico - 1913

Mi fa impazzire.
Questo è fumetto tridimensionale non una scultura marmorea del primo novecento.
Sfugge a tutti canoni classici, con quella definizione didascalica dei capelli che sembrano bucatini cacio e pepe, gli occhioni dalle lunghe ciglia e quell'espressione estatica. Tra l'altro, prendendo informazioni sul Maestro, ho appreso che era un ammiratore del coevo Rodin, che io idolatro, il quale era a sua volta ammiratore di Michelangelo, che io idolatro, in una sorta di losco trenino dell'amore senza però risvolti ghei.
Del resto cosa c'è da dire di uno che si autoritrae così?


maschera del dolore, 1909

Nessuno sconto, nessuna autoindulgenza.
Tutta la sofferenza e la difficoltà di tenere insieme uno straccio di esistenza in questo mondo del put.
In realtà una cosa di Wildt già l'avevo vista e molte volte, ma non ci avevo fatto caso, perchè sono un superficiale e perchè sta in un angolo del cortile della Statale, luogo che frequento unicamente nelle serate del Fuorisalone e che quindi ho sempre affrontato con la mente obnubilata dai bagordi tipici di quei garruli momenti.
Male!
La statua è questa, e non è che non si noti neh...







































... sarà alta più di tre metri (per capirci, la mia testina di vitello gli arriva al ginocchio).
Ed anche qui scappa fuori il genio da tutte le parti: si tratta di scolpire S.Ambrogio, il patrono della città e lui che ti fa?
Un mezzo bullo, tutto atteggiato e con la bocca corrucciata come a dire: "Cazzo vuoi?".
Fantastico.
Questo è un gesso, il bronzo è esposto proprio in S.Ambrogio; se capitaste a tiro di Basilica non perdetevelo, e non vi dico dove sta perchè è più stimolante trovarselo da sé in mezzo alle mille meraviglie di quel luogo.
Quello che fu il maestro di Lucio Fontana e Fausto Melotti scolpiva in un atelier di Corso Garibaldi e produceva molto per committenti tedeschi, perchè il suo primo sostenitore fu il teutonico Herr Rose.
Costui, che vedeva molto molto lontano, gli finanziò l'attività e grazie a ciò noi ora possiamo godere di questa serie di busti che ritraggono personaggi vari ed eventuali: il fatto è che gli venivano così

Un mecenate, Herr Rose
un Papa, Pio Xi

Un Duce, Mussolini

Un maestro, Toscanini

Cioè, poco da inventarsi: questa non è scultura, è un graphic novel del Ventennio passato nel freezer... non c'è un volto, un'espressione meno che disegnata, quasi cinematografica nell'intenzione che si muove nel marmo e che le orbite vuote rendono ineluttabile.
Tarantino facce del genere ad un casting le avrebbe scritturate tutte.
L'ultima chicca, rintracciabile in una via di Milano.
C'era da fare un citofono, compito apparentemente lineare, privo di fantasie, da geometri comunali.
Ma Wildt non è un geometra comunale e quindi fa questo




Grazie, Adolfo.
Questo ardito link mi permette di collegarmi ad altre orecchie dentro le quali bisbigliare in città.
Sono quelle che il duo Urbansolid cementa nottetempo dove capita, coi tipici modi carbonari della Street Art.



E mica solo orecchie come si evince, anche nasi, teste e corpi interi che d'improvviso ti trovi dietro l'angolo di casa.









Avessi soldi e spazio gli commissionerei un'installazione permanente, da quell'illuminato che sono visitabile a richiesta e ad orari a me graditi, ma ho solo pezze al culo tripla xl e mi limito a lurkare.
Peccato che oggi, 2014, tutto quello che viene lasciato a tiro di mani umane debba finire praticamente distrutto nel giro di pochissimo.
Ma perchè la gente oggi non si mette le mani nel culo (che tra l'altro d'inverno starebbero pure calde)?




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